Con una mossa a sorpresa un gruppo di repubblicani si ribella a Donald Trump facendo fallire il piano di spesa proposto dal presidente eletto per evitare la paralisi del governo federale dalla mezzanotte di oggi.
E mentre lo speaker della Camera Mike Johnson continua a cercare un accordo sul budget che soddisfi sia i colleghi di partito che i democratici, il tycoon torna a parlare di dazi e avverte l'Ue che i suoi stati membri devono comprare più petrolio e gas americani, o si troveranno ad affrontare le tanto temute barriere sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. Mentre sul fronte Nato, secondo quanto riferiscono fonti informate al Financial Times, vuole chiedere agli alleati di aumentare la spesa per la difesa al 5% del Pil. Per quanto riguarda lo spettro shutdown, giovedì sera la Camera ha bocciato l'intesa (con il no anche di 38 deputati Gop) che prevedeva lo slittamento del tetto del debito di due anni, come richiesto dal futuro inquilino della Casa Bianca. Ieri mattina Johnson ha assicurato di avere «un piano» per evitare la paralisi dei servizi amministrativi non essenziali. Una delle vie d'uscita potrebbe consistere in una legge di spesa temporanea per estendere gli attuali livelli di finanziamento rimandando il problema a dopo le vacanze. E per The Hill, la nuova misura sarebbe divisa in tre: una per finanziare il governo, una contenente i fondi per la ricostruzione post uragani e infine per l'assistenza al settore agricolo. «Se ci sarà la paralisi del governo sarà un problema di Biden - ha detto da parte sua The Donald - che inizi adesso, sotto la sua amministrazione, non dopo il 20 gennaio, sotto di me». La Casa Bianca, al contrario, ha sottolineato che «i repubblicani hanno bloccato l'accordo bipartisan per evitare lo shutdown, Johnson ha combinato un pasticcio e ora lo devono sistemare».
Trump ha tuttavia insistito che «il Congresso deve eliminare, o estendere forse fino al 2029, il ridicolo tetto del debito», avvertendo che se non sarà soddisfatta questa condizione «non si troverà l'accordo». Il team del presidente eletto, intanto, ha detto ai funzionari europei che ha intenzione di chiedere ai membri Nato di aumentare la spesa per la difesa al 5% del Pil (ma allo stesso tempo vuole continuare a fornire aiuti militari all'Ucraina).
Gli alleati atlantici stanno già discutendo della possibilità di aumentare l'obiettivo al 3% in vista della riunione dei leader di giugno, molte capitali però sono preoccupate per le difficili decisioni fiscali che ciò richiederebbe. Sul fronte dei dazi, invece, nella sua prima dichiarazione pubblica riguardante il Vecchio Continente dalla vittoria del 5 novembre, The Donald ha riacceso i timori di una guerra commerciale imminente con l'Europa.
«Ho detto all'Ue che devono compensare il loro enorme deficit con gli Usa con l'acquisto su larga scala del nostro petrolio e gas. Altrimenti saranno dazi a tutto spiano», ha spiegato Trump in un post su Truth.
Gli Stati Uniti sono il più grande produttore di petrolio al mondo oltre che il più grande fornitore di gas naturale liquefatto (Gnl) all'Ue da quando le forniture russe ai clienti europei si sono esaurite dopo l'invasione dell'Ucraina nel febbraio 2022.
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