Trump blinda la Corte Suprema con l'ultra-conservatrice Barrett

Cattolica oltranzista, 48 anni. Il presidente spera che possa aiutarlo in caso di contestazioni post elezioni

Trump blinda la Corte Suprema con l'ultra-conservatrice Barrett

New York. Donald Trump blinda lo spostamento degli equilibri politici della Corte Suprema verso gli orizzonti conservatori. La scelta di Amy Coney Barrett come successore della giudice Ruth Bader Ginsburg nel massimo organo giudiziario americano, già anticipata da fonti del partito repubblicano, porterà ad un rimodellamento della società e della cultura americana per generazioni.

Magistrato della corte d'appello di Chicago, ex assistente e pupilla del defunto giudice della Corte Suprema Antonin Scalia, la 48enne Barrett è una conservatrice vera con un orientamento «originalista», la corrente di pensiero che si ispira all'interpretazione autentica della Costituzione. Ovvero che i contenuti della carta fondamentale devono essere interpretati in base alla comprensione originale degli autori o delle persone al momento della ratifica.

Madre di sette figli (di cui due adottati da Haiti e uno affetto dalla sindrome di Down), una vita da fervente attivista ultra-cattolica, è nota per le sue posizioni anti-abortiste: pur se nel 2013 ammise come era «molto improbabile» che la Corte Suprema potesse capovolgere la storica sentenza del 1973 Roe vs Wade, che legalizzò le interruzioni di gravidanza negli Stati Uniti. «L'elemento fondamentale del diritto della donna a scegliere probabilmente resterà. La controversia è sui finanziamenti, ovvero se gli aborti devono essere finanziati dal pubblico o dal privato», spiegò allora.

Barrett, laureata con lode all'università cattolica di Notre-Dame, in Indiana, e affiliata anche a una controversa «setta delle ancelle cristiane» chiamata «People of Praise», era già in pole position nel 2018 per sostituire il giudice Anthony Kennedy, posto poi preso da Brett Kavanaugh. Trump alla fine la scartò, ma non fu una bocciatura: i bene informati raccontano infatti che il Comandante in Capo decise di tenersi la carta Barrett proprio per l'eventuale successione alla Ginsburg. «Lei me la tengo per la Ginsburg», avrebbe confidato a uno dei più stretti collaboratori.

Quella di Barrett è una scelta fortemente invisa ai democratici, che vorrebbero rinviare la nomina a dopo il voto. Al contrario, il tycoon intende blindare subito con una maggioranza nettamente conservatrice (6 contro 3) l'Alta Corte. Anche e soprattutto, nel breve periodo, poiché il massimo organo giudiziario Usa potrebbe trovarsi a dirimere possibili controversie legali dopo l'Election day del prossimo 3 novembre (come accaduto nel 2000 con George W. Bush contro Al Gore).

I lavori per la conferma in Senato dovrebbero iniziare già la settimana prossima, fissando poi un'udienza presso la commissione Giustizia intorno al 10 ottobre: potenzialmente l'approvazione della nomina potrebbe arrivare entro il 22 ottobre, con il voto in plenaria in Senato prima della fine del mese prossimo. «Abbiamo un sacco di tempo», ha sottolineato il presidente.

D'altronde, sembra che non si frappongano ostacoli alla conferma della giudice scelta dall'inquilino della Casa Bianca: nonostante le due senatrici dissidenti Susan Collins e Lisa Murkowski, con l'allineamento di Mitt Romney (solitamente tra i repubblicani più critici di Trump) la strada è tutta in discesa per spostare a destra l'orientamento della Corte Suprema. «I repubblicani sono molto uniti, anche un paio di persone che solitamente non votano in linea con il partito», ha commentato il tycoon.

Nella top 3 delle potenziali candidate per il posto di Ruth Ginsburg, oltre a Barrett, c'erano Barbara Lagoa, 52enne nata a Miami e figlia di esuli cubani, e Allison Jones Rushing, 38enne già nella squadra del giudice Clarence Thomas e di Neil Gorsuch, uno dei due già nominati per il ruolo all'Alta Corte da Trump.

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