Alla Federal Reserve che lancia un maxi-piano di acquisti di titoli illimitato e senza vincoli temporali, l'Unione europea risponde con il via libera alla sospensione del Patto di stabilità, dato ieri dall'Ecofin. La concessione a sforare i tetti di disavanzo e debito previsti dai Trattati, un atto scontato dopo che in tal senso si era esposta venerdì scorso la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, è però solo il primo tempo di una partita ancora tutta da giocare sul ruolo che il Fondo salva-Stati (Mes) potrebbe avere come mezzo di contrasto all'emergenza economica creata dal coronavirus. L'Eurogruppo di oggi, che ha appunto in calendario la discussione sull'impiego del Mes, non si preannuncia facile, a causa di due fronti contrapposti che propongono ricette diverse. La Germania e i Paesi del Nord sembrano essere d'accordo sulla necessità di attingere dai 410 miliardi di euro, che sono attualmente la potenza di fuoco dello scudo, ma a patto di conservare - una volta terminata la crisi sanitaria - le regole che impongono il consolidamento dei conti pubblici sotto il ferreo controllo della Troika. Sull'altro fronte sono invece attestate Italia, Spagna, Portogallo e - pare - anche la Francia che spingono per liberare le risorse senza la presenza di clausole di condizionalità. Sullo sfondo, resta l'opzione che prevede il lancio dei cosiddetti coronabond sempre impiegando il Mes, o l'emissione di eurobond da parte della Bce.
Trovare un punto di caduta è tutt'altro che facile, ma resta fondamentale. La rapidità delle risposte della politica è al momento il vero ago della bilancia capace di spostare gli equilibri da una parte o dall'altra, come dimostra la reazione per niente convinta alle misure annunciate ieri dalla Fed da parte di Wall Street (un -4,5% a mezz'ora dalla chiusura che brucia i guadagni accumulati dall'elezione di Donald Trump) e dell'Europa (-1% Milano dopo uno scivolone a -3%, e spread sotto i 200 punti). L'istituto centrale guidato da Jerome Powell ha scodellato un quantitative easing di proporzioni mai viste, rimuovendo lo steccato di 700 miliardi di dollari che delimitava il piano precedente e andando a intervenire praticamente su tutto ciò che è possibile comprare, senza alcun limite: titoli di Stato, corporate bond acquistabili sul mercato primario e secondario (purché col rating sopra il livello «spazzatura»), nonché titoli garantiti da ipoteche sugli immobili in modo da sostenere il mercato dei mutui commerciali, definito dal miliardario immobiliare Tom Barrack (e amico di Trump) «sull'orlo del collasso». Di fatto, nel pacchetto manca solo la mossa da ultima spiaggia: lo shopping di azioni. È invece stato previsto il sostegno, con fondi fino a 300 miliardi, a piccole imprese, studenti e a chi si è indebitato per comprare un'automobile. In un comunicato la Fed ha spiegato che «misure aggressive» in un momento in cui «la nostra economia dovrà affrontare gravi perturbazioni» sono rese necessarie per evitare perdite di reddito e di posti di lavoro. Sul fronte dell'occupazione, Eccles Building pare però preparata al peggio, visto che il presidente della Fed di Saint Louis, James Bullard, prevede che il tasso dei senza-lavoro schizzerà negli Usa al 30% nel secondo trimestre, un valore triplo rispetto alla Grande recessione iniziata nel 2008. «Si tratta di un arresto parziale pianificato e organizzato dell'economia americana - ha spiegato - l'economia Usa va incontro a uno choc enorme e stiamo cercando di gestirlo».
L'accoglienza fredda riservata dai mercati alla contraerea dispiegata dalla banca di Washington è legata al piano di aiuti federali da 2mila miliardi, ancora incagliato a causa dello scontro fra repubblicani e democratici.
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