Trump sfida Putin. E l'America rilancia la corsa al nucleare

Toni stizziti nella replica da Mosca: parole da guerra fredda, si rischia una catastrofe

Trump sfida Putin. E l'America rilancia la corsa al nucleare

New York - «Gli Stati Uniti devono tornare in testa al gruppo delle potenze nucleari, dobbiamo espandere il nostro arsenale. Dobbiamo ritornare ad essere la potenza nucleare numero uno al mondo». Il presidente Trump non usa mezze parole e vuole che «l'America ritorni grande» come superpotenza nucleare: incontrastata al mondo e con l'arsenale più sofisticato e super tecnologico di sempre.

«Siamo scivolati indietro rispetto alla nostra capacità di armamenti atomici e ciò è inaccettabile per una super potenza come gli Stati Uniti», ha affermato il presidente-tycoon in una intervista rilasciata ieri alla Reuter, sottolineando più volte la sua concezione di «America first» anche in campo nucleare, come aveva promesso in campagna elettorale.

«Gli Stati Uniti non vogliono cedere assolutamente a nessun altro Paese la supremazia sul nucleare», ha aggiunto il «pirotecnico» portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, che è diventato famoso negli sketch televisivi per i suoi duri scontri con i giornalisti liberal e «disonesti», dove usa toni ben più esasperati e minacciosi di quelli del suo presidente.

«Sono molto preoccupato e arrabbiato anche per i continui test missilistici della Corea del Nord e una delle molte opzioni disponibili per fronteggiare questa minaccia è quella di accelerare il più possibile la realizzazione di un sistema missilistico per proteggere i nostri alleati: la Corea del Sud e il Giappone», ha precisato Trump, accusando apertamente la Cina che da sempre protegge e chiude entrambe gli occhi sulle provocazioni nucleari del paffutello dittatore di Pyongyang.

«Se la Cina volesse, potrebbe fermare molto facilmente la Corea del Nord, potrebbe alzare il livello di pressione economica e diplomatica contro Pyongyang», ha tuonato Trump nell'intervista, riservando anche per la prima volta delle critiche dirette a Putin: «La Russia ha dispiegato di recente un missile cruise in Europa in palese violazione dei trattati sul controllo degli armamenti porrò la questione al presidente Putin quando ci incontreremo. Viola i trattati firmati».

A Mosca le dure parole di Trump non sono passate inosservate e il Parlamento russo ha subito replicato: «Sono segnali da guerra fredda, gli Stati Uniti vogliono far ripartire la corsa agli armamenti nucleari con il rischio di una catastrofe globale».

Trump non arretra e continua ad attaccare su tutti i fronti. Intervenuto ieri al congresso nazionale del Cpac, il movimento conservatore più prestigioso e potente negli Usa, il tycoon è stato accolto da migliaia di repubblicani in estasi: «Confermo la costruzione del muro con il Messico e la deportazione di tutti gli ispanici criminali». Trump ha poi salutato preti cattolici, pastori protestanti e rabbini, ma non una sola parola ha speso sull'Islam e sui musulmani americani. Poi, citando i futuri investimenti negli Usa della Ford, della Fiat-Chrysler, General Motors e di Intel, ha ricordato alle aziende che si «macchieranno» di portare posti di lavoro all'estero che dovranno subire sanzioni doganali. «America first» ha ripetuto più volte, sottolineato da lunghi applausi della folla.

E il tycoon ha anche trovato il tempo ieri per due velenosi tweet contro l'Fbi, responsabile di non saper fermare e individuare quegli agenti infedeli che passano «notizie false» alla stampa disonesta e di sinistra. Il Russiagate è la cosa che fa più imbestialire Trump.

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