Trump vara i dazi reciproci. "I prezzi aumenteranno"

Il presidente Usa: "Saranno su acciaio, auto e farmaci. Alleati peggio dei nemici". Via ad aprile, ora si tratta

Trump vara i dazi reciproci. "I prezzi aumenteranno"
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«Tre grandi settimane, probabilmente le migliori di sempre, e oggi è il grande giorni dei dazi reciproci». Donald Trump ha inaugurato ieri la seconda fase del processo che mira, attraverso l'imposizione di tariffe punitive, al riequilibrio dei rapporti commerciali con amici e nemici. La logica è quella dell'«occhio per occhio dente per dente»: «Se loro ci tassano, noi tassiamo loro», ha detto ieri dallo Studio Ovale. Dazi reciproci, appunto. Anche se i prezzi per la famiglie Usa «potrebbero salire».

Un'accelerazione impressa all'azione di ritorsione accolta da Wall Street con una picchiata di 350 punti dell'indice Dow Jones. Una reazione fortemente negativa che tiene conto del fatto che The Donald non pare voler fare sconti: «I dazi arriveranno presto, non solo su acciaio, ma anche su auto e farmaceutico». Azione a largo spettro, quindi, anche se non è prevista un'immediata applicazione delle tariffe punitive. Secondo il corrispondente da Washington della Cnbc, le nuove misure entreranno infatti in vigore tra alcuni mesi, forse il primo aprile.

L'approccio attendista non promette comunque nulla di buono. Nemmeno per l'Europa che «non ci tratta bene sul commercio». Gli alleati degli Stati Uniti «si comportano spesso peggio dei nostri nemici»: dopo le reiterate lamentele per la scarsa contribuzione finanziaria alla Nato, ora la stilettata del Tycoon è rivolta allo squilibrio della bilancia commerciale, un deficit che «minaccia l'economia statunitense e la sicurezza nazionale». E che il Vecchio continente sia nel mirino Usa lo si capisce dal fatto che Trump intende considerare l'Iva alla stregua di un dazio.

L'intenzione di non entrare subito a gamba tesa potrebbe indicare che la Casa Bianca punta, nelle prossime settimane, ad aprire un negoziato con le controparti per raggiungere un compromesso. Alcuni fonti non escludono che Trump possa alla fine prediligere un approccio ibrido, cioè a livello di singolo Paese, pur mantenendo un po' di equalizzazione tariffaria su beni specifici. Si vedrà. L'Unione europea è al momento divisa fra chi intende intavolare trattative con Trump, allo scopo di evitare il muro contro muro in un momento delicato dal punto di vista congiunturale, e i falchi che premono invece perché vengano reintrodotte le contromisure che nel 2018 colpirono prodotti a stelle e strisce come Bourbon, Levi's e Harley-Davidson.

L'Italia assiste con legittima apprensione all'intensificarsi dei venti di guerra commerciale. Destinati, come spesso accaduto in passato, a pesare sulle tasche dei consumatori finali. Quanto alle imprese, uno studio di Confindustria evidenzia come i dazi, oltre a essere uno strumento «estremamente distorsivo», potrebbero impattare sulle vendite dei nostri beni, nel 2024 attorno ai 65 miliardi di euro. Un volume d'affari che ha generato un surplus vicino a 39 miliardi.

A soffrire di più per a causa di un'eventuale contrazione dell'export sarebbero i comparti delle bevande (negli Usa il 39% dell'export extra Ue), gli autoveicoli e gli altri mezzi di trasporto (30,7% e 34%, rispettivamente) e la farmaceutica (30,7%). Guarda caso, quasi tutti quelli finiti nel mirino di Trump.

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