Gaza City è circondata, il nord della Striscia è con un filo di fiato. L'annuncio è arrivato nel pomeriggio di ieri dal capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi. Sono ore decisive per l'operazione voluta da Benjamin Netanhyahu per debellare Hamas, che il presidente, dimenticando per qualche minuto le sue difficoltà sul fronte interno, celebra con l'enfasi dei grandi giorni: «Siamo al culmine della campagna, abbiamo già raggiunto successi impressionanti, siamo già oltre gli ingressi di Gaza City e andiamo avanti». Il premier invita «le persone non coinvolte a uscire e andare a sud, perché noi non ci fermeremo dall'eliminare i terroristi di Hamas».
Ieri è stata un'altra giornata di morte nella parte nord di quella terra che ormai è nel migliore dei casi una prigione e nel peggiore una camera a gas. La propaganda di Gerusalemme racconta di una marcia trionfale con obiettivi mirati: «L'esercito israeliano sta continuando a colpire terroristi e distruggere infrastrutture del terrore fa sapere il portavoce militare - I soldati si sono scontrati con numerose cellule terroristiche nel nord della Striscia di Gaza uccidendo decine di terroristi con l'assistenza del fuoco dell'artiglieria e dei tank guidando al tempo stesso un attacco aereo con un elicottero e un missile lanciato da una nave». Halevi ricorda che le forze di terra si avvalgono di «un'accurata intelligence, con fuoco dal mare e dal cielo», ciò che «rende il combattimento molto più efficace». L'esercito israeliano, che si avvale anche dell'utilizzo dell'intelligenza artificiale, peraltro starebbe operando con meno della metà della potenza aerea, ciò che consente all'esercito di Israele di ipotizzare anche attacchi su altri fronti. Una marcia quasi trionfale che ha dolorosi effetti collaterali come l'attacco a un edificio residenziale nel campo profughi di Bureij, nel centro di Gaza, che ha provocato 15 morti e ha intrappolato decine di persone sotto le macerie. E come l'attacco, denunciato dal ministero della Sanità di Gaza, che ha ucciso 27 persone vicino a una scuola delle Nazioni Unite.
Naturalmente c'è anche qualche vittima israeliana, ieri si è toccata quota 17. Un'inezia rispetto ai 9.061 palestinesi uccisi dall'inizio della guerra, dei quali 3.760 bambinim, e ai 32mila feriti.
E ieri è stato anche il giorno del giallo degli ospedali di Gaza. Il portavoce del ministero della Salute, Ashraf Al-Qydra, ha denunciato che il principale ospedale del Nord della Striscia, quello indonesiano, ha il generatore fuori servizio e funziona solo grazie a un piccolo generatore di riserva. Luci al minimo, poco ossigeno, spente anche le celle frigo dell'obitorio, autonomia di pochi giorni.
Israele sostiene che Hamas ha centinaia di migliaia di litri di carburante che potrebbe fornire agli ospedali e a usi civili, ma Halevi ha aperto alla consegna di carburante agli ospedali, «e faremo di tutto per garantire che non serva agli obiettivi militari di Hamas». Secca smentita da parte di Netanyahu, che non ha approvato il trasferimento di carburante agli ospedali, visto che secondo stime Usa, Hamas trattiene circa il 40 per cento dei 500mila litri di benzina che sono a Gaza.
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