Eccola. È la domanda a cui Mario Draghi, e gli altri leader occidentali, non possono rispondere. L'ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato si paga con il destino dei curdi, gli stessi che fiancheggiavano l'aviazione statunitense contro il califfato islamico in Siria. È il prezzo da pagare a Erdogan per superare il suo veto. Non è il solo. Gli Stati Uniti e l'Europa, si è capito da tempo, non possono fare a meno della Turchia. È l'alleato scomodo, impresentabile, ma che ha un ruolo centrale sullo scacchiere delle alleanze internazionali. Washington non ci rinuncerà mai e questa è una debolezza culturale e etica che costringe l'Occidente a fare i conti con le proprie contraddizioni. Tutti i discorsi su libertà e democrazia si perdono davanti al dittatore. La ragione di Stato resta l'unico alibi. Boris Johnson sostiene, parlando da premier britannico nel nome dell'America, che lo scontro finale che prima o poi ci sarà con la Cina si vince solo se la Turchia si schiera a Ovest. Non lo dice perché è il bisnipote dell'ultimo ministro dell'Interno dell'impero ottomano. Si chiamava Ali Kemal e l'atto più coraggioso lo fece da giornalista, denunciando il genocidio armeno. Fu assassinato per le sue idee liberali. Johnson pensa che qualsiasi prezzo ci sia da pagare non sarà mai abbastanza alto.
Il vertice Nato di Madrid ha sigillato il trionfo di Erdogan, un capolavoro diplomatico che ha fatto dimenticare a tutti che i rapporti con Putin restano ancora solidi. Il trucco di Erdogan è farsi passare anche come l'unico in grado di portare Vladimir al tavolo della pace. Non importa che poi Russia e Turchia siano in concorrenza naturale dal punto di vista geografico. Il segreto di Erdogan è farsi passare per indispensabile, da tutti e su qualsiasi questione cruciale, dai flussi migratori ai rapporti con il mondo islamico. Biden ha assicurato, scommettendo sul voto del Congresso, che gli Stati Uniti venderanno i caccia F-16 alla Turchia. Erdogan può permettersi di essere un alleato ambiguo, perché finora è riuscito sempre a ottenere ciò che voleva. C'è chi definisce i rapporti con la Turchia ineluttabili. È lo stesso concetto espresso dalla Merkel sei anni fa, con il patto sull'immigrazione.
Il problema è che ogni volta che l'Occidente, per qualsiasi motivo e perfino per ogni buona ragione di sicurezza o di emergenza, ripudia i suoi valori fondanti ricomincia a smarrirsi. La Cina è forte perché l'Occidente non si riconosce. La Turchia forse è indispensabile, i diritti umano molto di più.
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