Dietrofront compagni, l'Europa non solo non condanna l'accordo con Tirana per il dirottamento dei migranti sul suo territorio, ma pensa addirittura di copiarci. E, sotto sotto, anche la Germania socialdemocratica ci sta facendo più di un pensierino. Quanto basta per lasciare con l'amaro in bocca una Elly Schlein che parlava di intese contrarie al diritto internazionale. O chi, più a sinistra, sproloquiava di Guantanamo in salsa albanese. Insomma stavolta l'Europa non solo non regala argomenti alla nostra opposizione, ma si dice addirittura interessata a valutare l'esperimento italiano.
A prendere posizione sul tema ci pensa il Commissario europeo all'Allargamento, Oliver Varhelyi: «Stiamo analizzando questo modello, che è interessante. Vi è già una buona collaborazione sulla sicurezza fra Albania e Italia Quindi io credo che qualsiasi tipo di cooperazione fra l'Italia e l'Albania per la sicurezza dell'Europa vada apprezzato e naturalmente saremo pronti magari anche a contribuire», spiega il Commissario davanti alla commissione Affari esteri del Parlamento europeo.
Per comprendere il senso dell'uscita di Varhely bisogna dare un occhiata a quanto si muove fuori da Bruxelles. Fateci caso, a parte i mugugni di qualche retrovia socialista le principali cancellerie Europee si sono fin qui ben guardate dal criticare l'intesa italo-albanese. La ragione di quel silenzio è duplice. Il primo motivo è che non esistono fondati timori di una possibile violazione dei diritti umani. Il secondo, ben più importante è che in verità molti altri governi europei da Berlino a Parigi, passando per Vienna e Copenaghen, vorrebbero imitare l'iniziativa di Giorgia Meloni, anche se per ora preferiscono stare a guardare. I più espliciti nel dimostrare interesse per la rivoluzione italo-albanese sono i tedeschi. Fonti del governo federale ammettono, pur senza citare l'Italia, che Berlino sta vagliando la possibilità di spostare le procedure d'asilo al di fuori dai territori europei. Del resto il governo del Cancelliere Olaf Scholz ha appena inasprito le leggi sull'accoglienza approvando provvedimenti in palese contraddizione con la tradizione socialdemocratica. Ma Scholz sa bene che la nuova legislazione, pur prevedendo un drastico inasprimento di deportazioni e rimpatri per gli irregolari non basterà né a scoraggiare altri consistenti arrivi, né a soddisfare un'opinione pubblica esasperata dalla pressione migratoria. L'iniziativa italiana presenta, invece, un potere deterrente e dissuasivo superiore a qualsiasi altro provvedimento adottato in altri paesi europei. Dirottare i migranti in Albania equivale a cancellare il sogno dell'arrivo in Europa e mettere chi tenta la fuga davanti all'incubo di quella «rotta balcanica» diventata la «via crucis» dei migranti diretti verso Austria, Germania ed Europa centrale. Dettagli pienamente in linea con gli intendimenti di un Cancelliere che si dice pronto a tutto pur di «spingere indietro la migrazione irregolare». Ma Olaf Scholz non è solo. L'esempio italiano di sicuro ha fatto drizzare le antenne ad un Emmanuel Macron che proprio in questi giorni sta valutando il nuovo testo sull'immigrazione basato su espulsioni agevolate. Ma l'iniziativa suscita molto interesse anche a Londra dove l'accordo per il trasferimento dei migranti in Rwanda si è rivelato un flop.
E sulla coesione interna al governo fonti di palazzo Chigi fanno trapelare che «sono
totalmente fantasiose le ricostruzioni secondo cui l'accordo non sarebbe stato condiviso dalla premier con gli alleati. Al contrario, c'è stato fin dall'inizio il pieno coinvolgimento dei due vicepremier Salvini e Tajani».
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