Già 40mila unità da ricollocare era una cifra da presa in giro. Solo nel 2014 tra profughi e clandestini sono sbarcati sulle coste italiane oltre 180mila disperati. E il 2015 non è da meno. Da inizio anno il Viminale ha calcolato oltre 80mila arrivi. Ma, nonostante l'evidente emergenza in cui si trova l'Italia, i 28 capi di Stato che siedono a Bruxelles hanno raggiunto un accordo ben al di sotto dell'obiettivo. Saranno, infatti, intorno ai 35mila i ricollocamenti degli immigrati che hanno bisogno di protezione internazionale e non 40mila come era appunto previsto dal piano della Commissione Ue. La cifra, già di per sé irrisoria, non è nemmeno definitiva. I Paesi dell'Unione europea rifaranno il punto della situazione tra sei mesi per vedere se sarà possibile raggiungere comunque l’obiettivo iniziale di 40mila. Cifra che, è bene ricordarlo, dovrà poi essere spartita tra Italia e Grecia.
I ministri degli Interni dell’Unione europea, riuniti questo pomeriggio per discutere del piano per la redistribuzione di migranti con diritto d’asilo dalla Grecia e dall’Italia, sono orientati ad accettare le proposte provenienti dai diversi Stati per accoglierne in totale 35mila. La cifra inizialmente stabilita nel programma della Commissione Ue era di 40mila, ma alcuni paesi hanno dato una disponibilità inferiore alle attese (Spagna, Austria, Repubblica ceca, Slovacchia, Polonia) mentre solo l’Irlanda e la Germania hanno dato cifre più elevate. I ministri potrebbero in questo caso decidere di fare un punto della situazione entro la fine dell’anno ed eventualmente aumentare il numero complessivo delle relocation. Quanto al reinsediamento dei 20mila rifugiati già presente nei campi profughi del Medio Oriente, invece, la disponibilità dei Paesi è superiore e al meccanismo partecipano anche alcuni paesi terzi (Islanda, Norvegia, Liechtenstein).
Eppure Angelino Alfano si loda pure: "Abbiamo avuto molto di più di quello che tutti i governi precedenti avevano mai pensato di avere", ha detto il ministro, "Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, ciascuno stato si è assunto la responsabilità di partecipare o meno: è chiaro che noi non abbiam avuto quello che avevano stabilito i capi di stato
e di governo, ma io ricordo tutto il dibattito sul burden sharing e l’equa distribuzione dei paesi che portò a nulla i precedenti governi: oggi possiamo dire che siamo andati avanti e il primo anno l’abbiamo completato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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