Sono giorni caldi anche per l'autonomia differenziata. Ieri la Lega ha chiesto e ottenuto un'inversione dell'ordine del giorno a Montecitorio. Il tutto per accelerare la discussione sugli emendamenti, tanti, dell'opposizione. Poi la seduta è stata sospesa. I parlamentari dell'opposizione sono scesi in piazza Santi Apostoli, a Roma. Anche per dire «no» alla riforma che chiamano «spacca Italia». C'erano tutti, tranne quelli d'Italia viva e di Azione. Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli ha fermato i lavori per un'ora e mezza, con un appuntamento alle 21 per la ripresa, una seduta notturna. L'ultima frenata prima del «sì», che potrebbe arrivare già oggi. Dipende pure dal tasso di ostruzionismo di dem e compagni.
Le posizioni dei partiti sono rimaste molto distanti. La sinistra ha continuato a gridare alla «dittatura». Il dem Francesco Boccia ha parlato di «indegno baratto» tra premierato e autonomia e di «bulimia di potere» sulla «pelle degli italiani». Per Massimiliano Romeo, capogruppo leghista del Senato, si tratta semmai di un accordo politico tra partiti di maggioranza. L'allargamento dei poteri delle Regioni sulle materie concorrenti continua a non piacere a Mara Carfagna, di Azione, che teme la «creazione» di «micro-Stati». Il governatore veneto Luca Zaia invece non ha dubbi: «Grande opportunità». E ha invitato a mantenere «alta» l'attenzione anche su questo cambio di assetto istituzionale.
Il ministro Roberto Calderoli ha parlato in aula, sottolineando l'essenzialità dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. «Nessun rischio per la tenuta del Paese», ha insistito il ministro degli atti Regionali e delle Autonomie, che ha assicurato che non verranno previsti più soldi per le Regioni «che stanno meglio». Precisazione ritenuta necessaria, dato che la minoranza ha insistito con la cantilena secondo cui il Sud verrebbe lasciato indietro. Anche dalla vicina piazza Santi Apostoli il Pd e compagni hanno definito il disegno di legge «spacca Italia». È il mantra, lo slogan da manifesto, specie dopo l'approvazione in Senato del premierato. E alla Camera dei deputati si è mosso qualcos'altro.
Forza Italia non ha perplessità sull'autonomia ma vuole delle correzioni del testo. Il partito guidato da Antonio Tajani ha presentato quattro ordini del giorno. Modifiche che contengono per lo più limiti precisi nell'applicazione. Gli azzurri vogliono che sia il Consiglio dei ministri ad assumere centralità sulle materie concorrenti.
Fi domanda anche «la predisposizione di un'analisi di impatto della regolamentazione che tenga conto della valutazione degli effetti delle ipotesi di intervento normativo e regolamentare regionale». Perfezionamenti di una riforma che è al traguardo.
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