Ungheria choc sull'aborto. Obbligatorio per le donne ascoltare i battiti del feto

In vigore da oggi la norma del governo Orbán: "Scelte consapevoli". L'opposizione: "Barbarie"

Ungheria choc sull'aborto. Obbligatorio per le donne ascoltare i battiti del feto

L'aborto in Ungheria resta legale ma la donna che richiederà un'interruzione di gravidanza dovrà obbligatoriamente ascoltare il battito del cuore dell'embrione che porta in grembo. Solo in seguito i medici potranno praticare l'aborto. Lo ha deciso il governo del primo ministro conservatore Viktor Orbán annunciando che la novità entrerà in vigore dal 15 settembre. L'annuncio ha provocato la reazione delle associazioni per la tutela di diritti umani e delle femministe nel paese magiaro. «È un passo indietro preoccupante, un brutto segnale», ha dichiarato Aron Demeter, portavoce di Amnesty International Ungheria, all'agenzia di stampa francese Afp, osservando che questa novità «non porta a nulla, ma traumatizzerà ulteriormente le donne, esercitando ulteriori pressioni su chi si trova già in una situazione difficile». In Ungheria le interruzioni di gravidanza sono legali dal 1953, quando l'aborto venne introdotto dal regime socialista: la donna può abortire fino alla 12esima settimana di gravidanza ma anche più avanti nei casi in cui si temano complicanze per la sua salute oppure per riscontrate gravi malformazioni del nascituro come l'anencefalia.

Fautrice dell'ascolto del battito cardiaco è Dóra Dúró, deputata classe 1987 del partito di estrema destra Mi Hazánk Mozgalom (Movimento Nostra Patria). Madre di quattro figli, sposata con un deputato dello Jobbik, un partito accusato in passato di connivenza con il neonazismo, nel 2010 Dóra Dúró era la più giovane deputata al Parlamento ungherese. Nel corso degli anni lo Jobbik ha lentamente rinnegato le sue iniziali posizioni nazionaliste, populiste ed euroscettiche. Quando nel 2018 il partito ha espulso il suo vicepresidente László Toroczkai per le sue tirate contro la minoranza rom, Dúró lo ha seguito: insieme hanno fondato il Movimento Nostra Patria e lei è diventata la prima nemica di quella che chiama «la lobby lgbt». Su Facebook Dúró ha salutato la firma dell'emendamento da parte del ministro degli Interni Sandor Pinter scrivendo: «In un Paese cristiano degno di questo nome la legge sull'aborto non è scolpita nella pietra: riscriviamo la storia!». Da parte sua il ministro Pinter ha affermato che «quasi due terzi degli ungheresi associano l'inizio della vita di un bambino al primo battito del cuore». Dall'opposizione la deputata Timea Szabo ha espresso amarezza: «Il governo ungherese sta vietando l'aborto senza consultare le donne».

La decisione del governo ha una chiara impronta politica ma nel mondo scientifico c'è chi contesta la sensatezza del provvedimento osservando che prima delle 12 settimane è improprio parlare di «battito cardiaco fetale». Al contrario, i medici ungheresi dovranno mettere per iscritto che alla donna incinta è stato presentato «il fattore che indica il funzionamento delle funzioni vitali del feto in modo chiaramente identificabile».

Uno strumento di forte pressione psicologica in linea con le politiche pro-famiglia e pro-vita di Orbán: l'articolo 2 della nuova costituzione ungherese introdotta nel 2012 da Fidesz, il partito del premier, stabilisce che «la vita del feto va protetta sin dal concepimento».

L'anno prima il governo di Budapest era stato criticato dall'allora Commissaria Ue alla Giustizia Viviane Reading per aver utilizzato 416,000 euro in fondi Ue per finanziare una campagna di poster contro l'aborto. «Questa campagna è contraria ai valori europei», affermò Reading sollecitando la restituzione dei fondi «il prima possibile».

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