Un'intesa forzata, nata dallo scacco americano

L'asse Parigi-Berlino regge per evitare l'egemonia economica

Un'intesa forzata, nata dallo scacco americano

Più delle reciproche intese poterono le comuni paure. Nonostante apparenze e scenografia l'incontro di ieri alla Sorbona tra il presidente Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha poco da spartire con quel trattato di Acquisgrana siglato, tre anni fa, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dallo stesso Macron. Un trattato ispirato, come le rievocazioni di ieri, a quello siglato 60 anni fa all'Eliseo da Charles De Gaulle e Konrad Adenauer. A differenza di tre anni fa, dietro le celebrazioni di ieri non si percepiva un clima di reciproca concordia, ma soltanto l'allarme per i piani di una Casa Bianca pronta distribuire 391 miliardi di sussidi alle aziende americane nel nome della lotta all'inflazione. Un piano che rischia di desertificare il panorama industriale europeo spingendo molte multinazionali a trasferire le proprie produzioni oltreoceano.

Ma partiamo dall'anniversario. Nel 1963 Adenauer e De Gaulle abbozzarono i piani per la guida franco-tedesca dell'Europa diventati realtà durante i tre lustri in cui la cancelliera si è interfacciata con Macron e i suoi predecessori. Anni durante i quali l'asse Berlino-Parigi ha dominato l'Unione sfruttando una locomotiva tedesca pronta a trainarne l'economia e un Eliseo interessato a tessere piani e intese internazionali. Negli ultimi sei mesi tutto è stato messo a rischio dall'incompatibilità caratteriale e politica del presidente e del cancelliere. Un'incompatibilità amplificata dal conflitto in Ucraina ed esplosa a fine ottobre quando Scholz decise, senza consultarsi con i partner Ue, di far fronte al caro bollette distribuendo 200 miliardi di euro in aiuti di stato a privati e aziende tedesche. Lo scontro, evidenziato da un Macron pronto a denunciare le agevolazioni all'industria di Berlino, era solo la punta dell'iceberg. E il conflitto sul gas, accentuato dalla riluttanza tedesca a fissare un tetto al prezzo del metano russo, era solo l'ultimo dei contenziosi. La decisione di Berlino di acquistare gli F35 americani, vanificando gli accordi con Parigi per la costruzione di un aereo da combattimento europeo, aveva già innescato una rottura sul fronte della Difesa.

Rottura amplificata dalla decisione tedesca di siglare un protocollo d'intesa per l'acquisto di tre sistemi di difesa aerea e missilistica basati su tecnologie statunitensi e israeliane. Un chiaro voltafaccia rispetto al progetto europeo di difesa aerea Samp-T affidato a un consorzio franco-italiano. E a gettar benzina sul fuoco s'aggiungeva la trasferta cinese di Scholz corso a incontrare Xi Jinping, incoronato presidente per la terza volta dal Congresso comunista, senza consultarsi con i partner europei. Visita preceduta, peraltro, dal via libera alla controversa vendita di un terminale del porto di Amburgo alla Cosco, il gigante cinese dei container già proprietario del porto del Pireo. Contrasti resi ancor più evidenti dalla riluttanza tedesca a rendere effettivi gli aiuti militari promessi all'Ucraina. Riluttanza confermata venerdì dal rifiuto di fornire a Kiev i Leopard tedeschi.

Ma a far da collante al sempre più evidente iato ha contribuito, alla fine, la preoccupazione con cui cancelliere e presidente guardano all'Inflation Reduction Act. L'«Atto per la riduzione dell'inflazione», siglato ad agosto dalla Casa Bianca, prevede 391 miliardi di contributi per aziende americane coinvolte nel settore delle energie pulite. In quel piano americano, sia Berlino sia Parigi vedono una spada di Damocle capace di dare il colpo di grazia a un'industria europea già messa in ginocchio dal conflitto ucraino.

E così nelle celebrazioni di questo sessantesimo anniversario non mancano, almeno da parte francese, le suggestioni di un De Gaulle convinto che solo l'alleanza con la Germania avrebbe salvato l'Europa dalla subordinazione alla politica e all'economia americana.

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