Usa-Cina, un'altra colomba per il disgelo. Yellen a Pechino: "Arcobaleno su di noi"

Summit tra segretaria al Tesoro e premier Li che concordano: "Devastante peggiorare le nostre relazioni". Ma la tensione resta

Usa-Cina, un'altra colomba per il disgelo. Yellen a Pechino: "Arcobaleno su di noi"
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Se i due apparati militari (per il rifiuto cinese) continuano a non comunicare direttamente, col rischio di pericolosi «malintesi» nello Stretto di Taiwan, Usa e Cina provano a dialogare almeno sul fronte economico. Un «arcobaleno» dopo la tempesta nelle relazioni tra le due superpotenze è la metafora usata dal premier cinese Li Qiang per descrivere la visita della segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen a Pechino. Il riferimento era alla foto, circolata anche sui social cinesi, dell'aereo della Yellen sovrastato appunto da un arcobaleno, dopo essere atterrato al termine di un temporale. E sempre i media di Stato cinesi, come l'emittente Cctv, hanno usato toni insolitamente pacati e obiettivi (rispetto alla retorica bellicosa degli ultimi tempi), per descrivere l'incontro tra Li e Yellen.

Paradossalmente, visto lo scopo della visita, è da parte americana che sono emerse le note critiche, pur nello scambio «sincero e costruttivo» avuto da Yellen e Li. Del resto, la diplomazia può molto, ma non può nascondere la realtà, che è fatta di una serie continua di colpi più o meno bassi che Washington e Pechino si scambiano reciprocamente. Come la recente stretta sull'export di minerali critici decisa dalla Cina in risposta alle restrizioni imposte dall'Amministrazione Biden all'accesso alla tecnologia per la produzione di semiconduttori di nuova generazione; o gli asfissianti limiti e procedure imposti da Pechino alle aziende Usa che operano in Cina, considerati una rappresaglia preventiva in vista delle nuove restrizioni che la Casa Bianca intende imporre agli scambi tecnologici con Pechino e agli stessi investimenti americani in Cina, in settori di cui potrebbe beneficiare l'apparato militare di Pechino. È per questo che Yellen, incontrando prima del suo faccia a faccia con Li i rappresentanti delle aziende Usa, non ha avuto scrupolo nell'assicurare che si sarebbe fatta portavoce del loro malessere, come «l'uso di strumenti non di mercato come i sussidi per le aziende statali e private cinesi e le barriere imposte alle aziende straniere». Yellen ha anche sollevato il tema delle «azioni punitive» assunte negli ultimi mesi dalle autorità cinesi nei confronti di alcune imprese statunitensi.

A preoccupare sono anche le nuove leggi sulla sicurezza nazionale varate in Cina, che hanno ampliato le gamma dei reati di spionaggio. Non è un caso che il dipartimento di Stato, proprio alla vigilia della visita di Yellen, abbia emanato un «travel warning» ai viaggiatori Usa, avvertendoli del rischio di arresti e detenzioni illeciti. Ma del resto, lo stesso sentimento di sfiducia può essere strumentalmente rivendicato anche dalle aziende di Pechino, a fronte dell'atteggiamento di progressiva ostilità che si respira negli Usa. Esempio tra tutti, la crescente volontà di mettere al bando l'app TikTok, se non si staccherà dalla sua proprietà cinese. Su questo fronte, Yellen ha tentato di gettare acqua sul fuoco e rassicurare i suoi interlocutori, spiegando a Li che «in alcune circostanze» gli Stati Uniti sono e saranno costretti a «perseguire azioni mirate» per tutelare la propria sicurezza nazionale. E tuttavia, «non dovremmo consentire ai nostri disaccordi di portarci a malintesi che peggiorino inutilmente le nostre relazioni economiche e finanziarie».

Al pragmatismo di Yellen, che in un'audizione al Congresso aveva avvertito i falchi anti cinesi che un distacco totale tra le due economie avrebbe effetti «disastrosi» per gli Usa, si è accompagnato quello di Pechino.

Nessuno dei due Paesi trarrebbe beneficio da un divorzio brutale, che danneggerebbe le economie e metterebbe in ginocchio le rispettive catene di approvvigionamento, ha detto un funzionario del ministero delle Finanze cinese, prima dell'incontro tra Yellen e Li. La globalizzazione post Covid ha certo subito una brusca frenata, ma non può fermarsi del tutto.

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