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Gli Usa e i dazi al Messico. La fronda repubblicana minaccia il piano Trump

Il presidente rischia un voto contrario dei suoi Lui: «Stop agli immigrati o niente affari»

Gli Usa e i dazi al Messico. La fronda repubblicana minaccia il piano Trump

New York Sale la tensione su dazi e immigrazione negli Usa. Sui due dossier, che stanno particolarmente a cuore a Donald Trump, il presidente americano rischia ora lo strappo con il suo stesso partito. Il tycoon ha deciso di ricorrere all'arma dei dazi anche per cercare di fermare l'immigrazione illegale, annunciando tariffe al 5% su tutto il made in Mexico che entra negli Stati Uniti a partire dal 10 giugno, che poi saliranno gradualmente fino al 25% in ottobre, e resteranno in vigore sin quando la crisi non sarà risolta. Ma il leader di maggioranza repubblicana in Senato, Mitch McConnell, ha avvertito che sulla misura «non c'è molto sostegno» in seno al Grand Old Party. Secondo il Washington Post, infatti, cresce la fronda repubblicana contraria alla minaccia dei dazi al Messico, e durante un incontro a porte chiuse un gruppo di senatori Gop avrebbero informato i dirigenti della Casa Bianca e del dipartimento di Giustizia che, se il presidente deciderà di procedere, rischia un voto di disapprovazione con una maggioranza che potrebbe ribaltare anche un suo eventuale veto. E Pennsylvania Avenue rischia la stessa conseguenza anche se decidesse di far ricorso alla dichiarazione di emergenza nazionale al confine per giustificare i dazi, come ha fatto per dirottare fondi dal Pentagonoper il muro.

McConnell, tuttavia, è ottimista sul fatto che i negoziati iniziati a Washington tra la delegazione messicana guidata dal ministro degli Esteri Marcelo Ebrard, il vice presidente Mike Pence e il segretario di stato Mike Pompeo, possano portare ad un compromesso risolvendo l'impasse prima che Trump faccia scattare le tariffe. Anche Ebrard è fiducioso: «Da quello che abbiamo visto finora, saremo in grado di arrivare ad un accordo», afferma, mentre il suo governo ha aumentato la stretta sui migranti. Il ministro degli Esteri punta a convincere la Casa Bianca che il Messico sta facendo tutto il possibile per aiutare a prevenire l'immigrazione clandestina attraverso il confine con gli Usa. «Penso che sia più probabile che scattino i dazi e che continueremo a parlare mentre sono in vigore», ammonisce invece The Donald, che dall'Irlanda prosegue: «Il Messico vuole un accordo, la loro delegazione viene a negoziare con noi» ma se non ferma i migranti e le «droghe» che arrivano tramite la frontiera con gli Usa «non potremo fare affari, è molto semplice». Per il Commander in Chief, inoltre, sarebbe «stupido» se i repubblicani cercassero di fermarlo.

Il leader della minoranza democratica al Senato, Chuck Schumer, è invece convinto che il presidente abbia «l'abitudine di parlare duro e poi fare marcia indietro perché le sue politiche spesso non possono essere attuate o non hanno senso». «Nessun bluff», twitta Trump, sottolineando che Schumer «preferirebbe che il paese fallisse con droga e immigrazione piuttosto di concedere una vittoria ai repubblicani». Sempre sul fronte dell'immigrazione, la Camera a maggioranza dem, sfidando la Casa Bianca, ha approvato un disegno di legge che protegge dall'espulsione circa due milioni di «Dreamer», gli immigrati arrivati da minorenni al seguito di genitori clandestini. La misura, chiamata «Dream and Promise Act», consentirebbe a circa 2,3 milioni di immigrati privi di documenti di richiedere lo status legale e l'eventuale cittadinanza.

Tuttavia, solo sette repubblicani hanno votato a favore, e il provvedimento non ha possibilità di passare al Senato, controllato dal Gop. I democratici al grido di «Sí, se puede» e «Yes, we can», vogliono promuovere la loro agenda in vista della campagna elettorale del 2020.

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