Gli Usa: nel Donbass i russi nella palude. Ma il ceceno Kadyrov annuncia conquiste

La Difesa americana: le linee del fronte orientale restano ferme. Il "tagliagole": presa Rubizhne, ucraini in crisi a Severodonetsk

Gli Usa: nel Donbass i russi nella palude. Ma il ceceno Kadyrov annuncia conquiste

Niente di nuovo sul fronte orientale. I russi non stanno avanzando nel Donbass. La cosiddetta fase due dell'offensiva putiniana nella regione orientale dell'Ucraina, quella russofona (ma non necessariamente russofila) che comprende gli oblast' di Donetsk e Lugansk, non ha per il momento portato ad affermazioni significative e tangibili. Lo dicono i fatti. Lo confermano fonti della Difesa americana, due alti funzionari della quale hanno riferito alla Cnn una loro analisi della situazione militare in quella parte dell'Ucraina che è il primo e più importante obiettivo delle armate russe. Ebbene gli attacchi ci sono, ma «sembrano più che altro dei test per sondare la tenuta delle forze ucraine. Tuttavia, le linee del fronte rimangono ferme, senza nessun avanzamento da parte della Russia».

Naturalmente si tratta di un fermo immagine scattato ieri. La situazione potrebbe cambiare presto, i russi potrebbero alzare il livello dell'offensiva, la quiete spesso fa rima con tempesta. Ma certamente questa impasse evidenzia le obiettive difficoltà della potenza militare russa al cinquantaseiesimo giorno di aggressione dell'Ucraina.

Il primo a non fidarsi della palude del Donbass è però il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ieri, intervistato in esclusiva da Bfm-tv, rete all news francese, manifesta tutte le sue preoccupazioni: «I russi non hanno ancora dispiegato tutti i mezzi a disposizione e questa può essere una scelta tattica. Quindi non posso garantire oggi che quella avviata nel Donbass sia già l'offensiva di vasta scala». Insomma, l'esercito di Mosca potrebbe essere soltanto impegnato a riordinare le fila in vista dell'attacco finale, che potrebbe arrivare da un momento all'altro. Ieri l'ultimo update del ministero della Difesa britannico parlava di continuo aumento della presenza militare russa sul confine orientale dell'Ucraina, che segnala anche un'intensificazione dei combattimenti nel Donbass, con «le forze russe che cercano di sfondare le difese ucraine». Ieri il leader ceceno Ramzan Kadyrov, ha annunciato che le forze russe hanno preso il controllo della città di Rubizhne, nel Lugansk. Una conquista significativa che nei piani dei russi dovrebbe mettere in difficoltà i difensori della vicina Severodonetsk, diventata il centro amministrativo dell'area del Lugansk sotto il controllo ucraino dopo la caduta del capoluogo omonimo in mano ai separatisti nel 2014.

Di certo per il presidente-attore i russi non stanno manifestando nessun rispetto per un terra di cui si vantano di essere i liberatori: «I russi avanzano e non lasciano nessuna città dietro di sé. Non occupano queste città, perché non vi è più nulla da occupare. Non vi sono più edifici né abitanti». Un quadro molto diverso da quello dipinto da Vladimir Putin, che ieri, parlando a una ragazza originaria della Crimea, secondo quanto riferito dalla Bbc avrebbe parlato di una «crimeizzazione» del Donbass. «L'ho detto sin dall'inizio - avrebbe detto lo Zar -. Lo scopo di questa operazione è aiutare il nostro popolo che vive in Donbass. Agiremo in modo costante e garantiremo che la vita torni gradualmente alla normalità e cambi in meglio, proprio come è successo a voi, nella vostra vita a Sebastopoli». Una normalità che a Est del Donec appare decisamente lontana.

Che però anche il presidente russo non sia felice per come la campagna del Donbass sia stata condotta finora, lo dimostrano le teste che continuano a cadere ai vertici dell'esercito.

Secondo quanto riferisce su Telegram l'intelligence del ministero della Difesa ucraino (fonte della cui imparzialità in questo caso è legittimo dubitare) Mosca avrebbe esautorato per «fallimenti al fronte» il maggiore Igor Kornet, che sarebbe anche stato arrestato dal Fsb russo e ora sarebbe detenuto in un centro di Rostov sul Don. La vicenda avrebbe provocato un contraccolpo elle forze di sicurezza e nella leadership politica della repubblica separatista, che avrebbe interpretato il fatto come l'inizio dei cambiamenti nel blocco di potere.

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