Usavano i rifugiati per scroccare il reddito

Alla vergogna non c'è davvero mai fine. Si sono inventati addirittura di usare un indirizzo falso, riservato ai rifugiati, per ottenere il reddito di cittadinanza

Usavano i rifugiati per scroccare il reddito

Alla vergogna non c'è davvero mai fine. Si sono inventati addirittura di usare un indirizzo falso, riservato ai rifugiati, per ottenere il reddito di cittadinanza. Questi 140 romeni non solo non avevano diritto all'assegno ma nemmeno risultavano mai essere stati residenti in Italia. Denunciati dai carabinieri del nucleo ispettorato lavoro di Vicenza e della compagnia di Bassano del Grappa, dopo che, la scorsa estate, era stato notato uno strano viavai di romeni che si presentavano alle poste per prelevare la somma mensile del sussidio erogato dall'Inps, esibendo la carta di identità del loro Paese e il codice fiscale.

Insospettiti dalla mancanza di documenti italiani, i direttori degli uffici postali di Bassano del Grappa e di Rosà (Vicenza), avevano segnalato lo strano movimento ai carabinieri, che hanno proceduto prima alle identificazioni. A seguito di altri accertamenti hanno scoperto che tutte le persone coinvolte avevano presentato la domanda per percepire il beneficio indicando, quale residenza, uno stesso indirizzo di Torino: via della Casa Comunale 3. Inesistente. E, infatti, le verifiche hanno fatto emergere che tale residenza si riferiva ad un indirizzo virtuale, predisposto dal Comune di Torino per i richiedenti asilo.

A quel punto è stato facile stilare un elenco: ai carabinieri è bastato inserire l'indirizzo in questione, et voilà. Controlli incrociati con Inps e anagrafe hanno fatto emergere che tutte le persone coinvolte, oltre ad avere autocertificato il falso dichiarando una residenza che non esisteva, non erano mai stati residenti e mai avevano nemmeno lavorato in Italia. Anche la documentazione Isee ovviamente era falsa. Questa operazione arriva dopo quella dei 960 indagati da parte della polizia locale del capoluogo piemontese un mese fa, che adottavano lo stesso modus operandi. Per tutti è scattata la denuncia a piede libero per avere reso o utilizzato documenti falsi o attestanti cose non vere al fine di assicurarsi il beneficio.

Il danno stimato per l'erario stavolta ammonta ad oltre 460mila euro, che vanno ad aggiungersi ai 6 milioni dell'operazione del mese scorso. Tutte le carte di credito rilasciate per il prelievo mensile del reddito di cittadinanza sono state immediatamente bloccate. Ma con tutta probabilità le indagini non si concluderanno con questi 1.100 indagati.

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