Roma - Silvio Berlusconi e Forza Italia non mollano la presa e preparano l'ultima sortita per rianimare quel «patto a quattro» che fino a 72 ore fa sembrava poter assicurare all'Italia una legge elettorale condivisa sul modello tedesco e un rapido ritorno alle urne.
La volontà azzurra è quella di insistere, remare controvento e tentare di piantare il seme della ragionevolezza in un terreno apparentemente poco fertile. Impresa complessa nel momento in cui il famoso voto sull'emendamento Biancofiore ha scoperchiato il vaso di Pandora dei sospetti e delle recriminazioni, determinando un clima tipico da campagna elettorale, con lotte intestine venute allo scoperto anche dentro i singoli partiti come dimostrato dai franchi tiratori del Pd e dagli sbandamenti dei cinquestelle. Un contesto politico reso ulteriormente infuocato dal botta e risposta a distanza di ieri tra Matteo Renzi e Beppe Grillo con il primo che parlando al Corriere della Sera dice che «i Cinquestelle sulla legge elettorale sono attendibili come sui vaccini e le scie chimiche» e il secondo che in un pranzo a Rapallo con Davide Casaleggio ribatte coniando uno slogan affilato: «Napolitano chiama e il Pd obbedisce».
Forza Italia vuole attendere qualche ora prima di riannodare i fili della trattativa ed è consapevole che i risultati delle Amministrative di oggi non saranno indifferenti rispetto a questo nuovo tentativo. «Di certo gli italiani, con il loro voto, offriranno suggerimenti utili alle forze politiche su quale strategia da assumere da qui alle prossime settimane», spiegano i dirigenti di Piazza San Lorenzo in Lucina. La volontà è quella di riaprire il dialogo tra i volenterosi dei vari partiti, allargando la platea a chi non ha aderito al famoso patto a quattro Berlusconi-Renzi-Grillo-Salvini e sondando la volontà reale dei cinquestelle di andare fino in fondo, in modo da non ritrovarsi di nuovo impantanati nelle secche e nella trappole dei voti segreti e degli emendamenti «identitari».
L'importanza che Forza Italia assegna a questo supplemento di trattativa è confermato da un comunicato che Sestino Giacomoni, membro dell'ufficio di presidenza di Forza Italia e Segretario della Conferenza dei coordinatori regionali, ma soprattutto uomo vicinissimo a Silvio Berlusconi, dirama alle agenzie nel tardo pomeriggio.
«La legge elettorale è un argomento tecnico che non appassiona gli italiani. Però è fondamentale perché è lo strumento attraverso il quale il popolo esercita la sua sovranità», scrive Giacomoni. «La rissa tra partito democratico e grillini non può bloccare il cammino verso una buona legge elettorale. Ci auguriamo che il senso di responsabilità verso gli italiani, dimostrato da Forza Italia, anche in questa occasione, prevalga sulle polemiche. Noi siamo convinti che si debba ripartire dal testo che era stato condiviso da tutti in commissione e ci aspettiamo senso di responsabilità e senso dello Stato anche dalle altre forze politiche. Gli italiani, dopo quattro governi non scelti da loro, hanno il diritto di andare a votare con una buona legge elettorale, facendo in modo che il voto del popolo non sia distorto: se una forza ha il 20% dei voti, deve avere anche il 20% dei parlamentari».
In sostanza bisogna riannodare i fili, superare i sospetti reciproci.
E probabilmente ribaltare la «gerarchia» della trattativa, blindando prima un accordo con i cinquestelle per poi sottoporre il testo al Pd, sempre più deciso a giocare in difesa e a non intestarsi la proposta per evitare di restare scottato un'altra volta.
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