La casa è l'ultima, in fondo a una strada privata chiusa da un cancello, alla fine di una via senza uscita. Inaccessibile. Erano le 16, ieri pomeriggio. E ancora il figlio più grande non aveva confessato di essere stato lui ad uccidere papà Fabio, mamma Daniela e il fratellino Lorenzo di 12 anni. Tutto era ancora sospeso e quella villetta pareva volesse proteggere il mistero di una famiglia che tutti descrivono perfetta. Chi li conosceva, da tanto o da poco, ieri è voluto passare tra le villette di una borghesia benestante, in una zona tranquilla di un tranquillo paese al confine di Milano. Qualcuno per curiosità, ma soprattutto perché «non potevamo credere che fosse vero». Lo ripeteva, ieri, Andrea, papà di una compagna di scuola del 17enne che ora frequenta il liceo linguistico. «Com'è? Un bravissimo ragazzo. Introverso? Ma no... Mia figlia quando ha letto la notizia ha detto non può essere lui. Hanno fatto insieme elementari e medie. Lui ha frequentato la mia casa, per tanto tempo, abbiamo passato davvero dei bei giorni insieme...». Si ferma un attimo. Tira fuori il cellulare e mostra una foto. «Vede? Qui eravamo insieme prima delle vacanze, in un centro commerciale». Scuote la testa, «non ci credo», «anche tra i fratelli i rapporti erano perfetti». Chi li conosce li descrive come una famiglia «normale», ma «fantastica», di più «felice». Così come appaiono nelle foto della vacanze. Erano appena rientrati, abbronzati, sorridenti. Chissà dove era quel demone che poi se li è divorati tutti in una mancia di ore. Sabato notte.
Le villette di Paderno Dugnano non si sono ancora ripopolate. Deve esserci un bel silenzio, in questa notte di fine estate. La zona è tranquilla. Piena di verde. Lì di fronte c'è un piccolo giardino con i giochi per i bambini. Subito a fianco la scuolina elementare e a due passi le medie. Sabato è una serata speciale. Il compleanno di papà Fabio. Ne fa 51 di anni, anche se sembra più giovane. Tutti lo descrivono come un gran lavoratore. Ha un'impresa edile con la quale riesce a mantenere bene tutta la famiglia. Benestanti, vengono definiti. «Ogni giorno tornava a casa a mezzogiorno a mangiare - racconta Giuseppe, titolare dell'impresa edile che sta costruendo la villetta proprio accanto alla loro - Li vedevo tutti i giorni, da quasi un anno. Il bambino più piccolo giocava in cortile con il drone. Non si sono mai lamentati neanche quando abbiamo dovuto ingombrare la strada con la betoniera e si faceva fatica a passare con la macchina». Lui sorridente. E anche mamma Daniela che ha un paio di anni meno di lui. Aveva un negozio di biancheria intima a Cinisello Balsamo, ma poi lo ha chiuso. C'erano tutti a festeggiare quella sera. Anche i nonni che abitano nella stessa palazzina dove vive anche il fratello del papà conosciuto in paese per il suo legame con la parrocchia. Torta, candeline. I baci, senz'altro. E anche gli abbracci. Chissà quanto stretti. «Auguri papà», avrà detto anche lui. Poi è calato il buio. E l'oscurità ha preso il sopravvento. Quando ha chiamato il 118 ha detto di aver ucciso il papà ma solo per difendersi dopo che l'uomo aveva ucciso il fratellino e la mamma. Poi il crollo e la confessione. Dietro la verità ora resta il mistero. «È un «ragazzo tranquillissimo, sveglio, a posto» raccontava un suo ex compagno di classe. «È l'ultima persona che ti aspetti possa fare una cosa del genere». E poi «nessun dissidio, neanche con il fratellino». Studioso, frequentava il liceo e praticava sport. Uso di droghe? «Assolutamente no, è pulitissimo», assicura chi lo conosce. «Sbalordita» si è detta ieri anche la sindaca di Paderno Dugnano che ha proclamato il lutto cittadino per i giorno dei funerali. «Era una famiglia normale - insiste anche lei - tranquilla non seguita dai servizi sociali.
Anche le scuole e gli insegnanti dei ragazzi dicono che erano entrambi tranquillissimi. La comunità è sconvolta». «Meglio di questa famiglia qua non so se ce ne sono altre», bisbiglia un vicino che si allontana in bici. Felici come quelle infelici, ognuna chissà come infelice ognuno a modo suo.
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