«Vacanze in Italia, i prezzi alle stelle fanno scappare i turisti». «Vacanze estive, prezzi in aumento per voli e hotel». «Caro vacanze in Italia: anche il 248% in più dell'Albania». Potpourri di notizie dall'estate 2023, quella dei carburanti impazziti, delle tariffe infernali e delle risse sul conto al ristorante. Istantanee da un Paese in cui andare in ferie per alcuni è impossibile, per altri un problema, ma per tutti una spesa.
È questa la cornice in cui il quadretto isolano descritto dall'ottimo Luca Fazzo qui accanto stona terribilmente. Perché non è sempre necessario commettere un illecito o un reato per uscire male da una situazione. A volte basta sfruttare pieghe di regolamenti e antiche consuetudini per insinuarsi quatti quatti nei meandri della burocrazia, uscendone immacolati e insopportabilmente privilegiati. Perché un alloggio a meno di dieci euro al giorno in un'esclusiva oasi di pace questo è, un antipatico privilegio.
Vero, la sistemazione a Pianosa nelle foresterie non è una reggia, in tempi di recensioni online i commenti sulle pareti sgarrupate sarebbero feroci. Vero, tecnicamente i magistrati che partecipano al bando di assegnazione ne hanno diritto, e quindi non c'è trucco, non c'è inganno e neppure scandalo. Ma è vero anche che c'è una questione di opportunità grossa come una casa. Una casa accanto a un forte napoleonico, per la precisione.
La parola «casta» è una clava odiosa, negli ultimi anni è stata agitata ferocemente sulla testa e sull'onorabilità di tante categorie che hanno pagato in termini di disprezzo generalizzato alcuni benefici, a volte veri e scandalosi, a volte presunti e pretestuosi. Dai politici ai giornalisti, dai professori universitari a notai e avvocati, a turno tutti sono saliti sul patibolo per rendere conto all'opinione pubblica di caffè sottoprezzo, biglietti gratis e così via.
Certi magistrati, questi processi etici collettivi li hanno alimentati, sia con le inchieste tipo Rimborsopoli - e questo è il loro lavoro -, sia con una corrispondenza di amorosi sensi e dettagli scabrosi condivisi con i media, che sulle «caste» hanno imbastito crociate incrociate. Che ora siano proprio certe toghe a svacanzare in paradiso per pochi spiccioli mentre fuori infuria l'inflazione, magari non indigna, perché ormai non ci si indigna più di nulla, ma di certo fa pensare.
E non aiuta la categoria a recuperare quella fiducia degli italiani intaccata dai postumi dell'affaire Palamara e da trent'anni di polemiche. Se non fosse l'apice della demagogia, verrebbe da parafrasare il comandamento principe dei giustizialisti: non esistono innocenti, ma solo privilegiati non ancora scoperti.
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