Uno show a 360 gradi. Fatto come sempre di minacce, accuse, tesi strampalate al limite del delirante. Così Vladimir Putin, dal palco del forum economico di San Pietroburgo, è tornato parlare a 360 gradi e come, sempre, ne ha avute per tutti. Il solito monologo che ha messo nel mirino la Nato, l'Occidente, gli Stati Uniti, l'Ucraina e Zelensky con accuse e minacce sparse che vanno dal nucleare per finire anche all'etica religiosa.
Lo Zar ha attaccato frontalmente il blocco occidentale che così nettamente si è schierato contro la Russia e a favore della causa ucraina. «L'Occidente non voleva parlare con noi ma lo farà. Non volevano avere una conversazione con la Federazione Russa, ma lo faranno, e la Russia vedrà quando e di cosa parlare con loro», spiegando che i rapporti con gli Usa «sono praticamente inesistenti, ma per colpa loro», confermando ancora una votla l'atteggiamento autoritario, e aggiungendo la prima menzogna. «Non abbiamo rifiutato il dialogo. Sono stati loro a decidere di interromperlo». Nonostante sia evidente che la Russia sia e resti isolata da quasi l'intero mondo, Putin ribadisce: «La gente diceva che saremmo stati isolati, ma al contrario, abbiamo stabilito relazioni molto migliori in termini di partner commerciali. La Russia sarà una parte importante dell'economia mondiale. I cambiamenti nella geopolitica sono irreversibili e stiamo andando avanti sulla base di una politica pragmatica e di un rapporto responsabile con i partner del mercato», ha spiegato, ignorando, chiaramente, che i dati macroeconomici rilevano una Russia in crisi per le sanzioni occidentali. Ma Putin non si smentisce e attacca tutti, paventando ancora una volta l'allarme nucleare, smentendo quanto detto da lui stesso poco prima riguardo il dialogo. «La Federazione russa ha più armi nucleari dei Paesi della Nato, vogliono che le riduciamo, ma non se ne parla, si fottano!», ha detto, con il dispiegamento di armi nucleari in Bielorussia che a suo dire è già iniziato come «elemento di deterrenza e di un segnale per coloro che stanno pensando di infliggere una sconfitta strategica alla Russia» e che in ogni caso «la Russia può distruggere qualsiasi edificio nel centro di Kiev ma non lo fa per determinate ragioni», quasi a far credere che l'escalation si solo questione di etichetta.
Nessun freno invece sulle strategie militari. «Se gli aerei per Kiev sono fuori dall'Ucraina, vedremo come colpire e dove», ha detto, mettendo nel mirino la Nato. «Viene trascinata nella guerra. Ieri e oggi i carri armati Leopard, sarà lo stesso con gli aerei F-16». In ogni caso, secondo il leader del Cremlino, «la controffensiva ucraina non ha alcuna chance di successo. Le forze di Kiev in questo momento attaccano in alcune aree, hanno perso diversi carri armati, i combattimenti continuano ma non hanno alcuna possibilità».
Putin poi si è lanciato in un attacco frontale a Zelensky, non tanto politico o militare quanto personale. «Ho amici ebrei che mi dicono che Zelensky non è un ebreo, ma un disonore per gli ebrei», ha detto Putin. «Oggi i neonazisti sono stati elevati al rango di eroi. L'Olocausto - ha detto - è stato lo sterminio di 6 milioni di ebrei, e un milione e mezzo sono stati sterminati in Ucraina, prima di tutto per mano dei Banderiti, oggi gli eroi dell'Ucraina. Abbiamo l'obbligo di combattere contro questo, abbiamo tutto il diritto di ritenere che uno dei nostri obiettivi chiave in Ucraina è la denazificazione». La solita storiella, la solita narrazione fantasiosa che ha incontrato una dura replica da parte del rabbino capo dell'Ucraina Moshe Reuven Asman. «Io e il mondo siamo orgogliosi del presidente dell'Ucraina che sta facendo ogni sforzo per proteggere il popolo dall'aggressione della Russia.
Posso dire personalmente che sono orgoglioso del presidente Zelensky, che non è scappato e che sta facendo di tutto per aiutare il popolo ucraino», aggiungendo che «non ci sono neonazisti in Ucraina. Qui ci sono persone oneste che difendono la loro patria». Ci manca solo la guerra di religione.
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