Treviso. Zaia si fa sentire. Un'altra volta. «Stiamo parlando di cinque positivi, di un focolaio importato dalla Serbia. Questo vuol dire che siamo andati a prendercelo e lo abbiamo caricato in auto: questo vuol dire». È il primo caso di un virus totalmente importato dall'estero. Sono cinque i positivi. Ci sono i quattro che sono partiti e rientrati, tra cui il titolare della Laserjet di Pojana Maggiore (Vicenza) Lino Fraron e una donna entrata in contatto con lui. Il titolare stava male e non si è voluto far ricoverare. Una segnalazione sarà presentata alla Procura di Vicenza, per valutare eventuali profili di colpevolezza, ha annunciato ieri Zaia durante la conferenza stampa che doveva essere abolita dopo 130 giorni e invece.
«La storia è perfettamente delineata ha detto - stiamo parlato di cinque positivi che si sono contagiati in Serbia, avendo poi noi una percentuale bassissima di contagiati, è inevitabile che al minimo scatto, la percentuale vada su. Il serbo tra l'altro sembrerebbe anche essere deceduto. Ma il Veneto è Covid free - ha detto - questo lo potete scrivere senza problemi». Insomma il 25 giugno ci sono quattro concittadini veneti che rientrano dalla Serbia. Lino Fraron, inizia a stare male, accusa i primi sintomi. Il 26, 27 giugno si rivolge ai servizi sanitari, il 28 va al pronto soccorso di Noventa, viene trasferito in ambulanza a Vicenza, qui gli fanno il tampone e l'esito è positivo. Viene trattenuto nell'aerea Covid, non accetta di essere ricoverato e firma per rientrare a casa. Torna a casa, viene monitorato, mercoledì mattina viene portato in ospedale, ricoverato nel reparto Malattie infettive e ora è in terapia intensiva in condizioni critiche.
Questo il primo luglio. Nel frattempo però l'imprenditore vede gente, lavora, ha contatti con le persone, va anche al compleanno di un imprenditore di Montecchio la sera del 27 giugno. Sabato. Una festa a cui partecipa anche il consigliere regionale Joe Formaggio, che ironia della sorte vuole sia anche l'ex sindaco di Albettone, uno di quei paesi che quando scoppiò il coronavirus in Italia, qui nel Veneto, venne preso di mira perché si pensava che il paziente zero fosse qui. Un agricoltore di ritorno da Codogno, poi risultato negativo. «Eravamo in cento, centoventi su un casolare dice Formaggio al Giornale - c'erano posti per 300 persone, su una panchina dove c'erano posti per 8, eravamo in 3. Il personale era mascherato. Lino è sempre stato seduto, il che era molto strano, è una persona molto espansiva, se non fosse stato febbricitante sarebbe andato ovunque».
Il consigliere per precauzione, data la carica, ha fatto il tampone, risultato negativo. Parte quindi il cordone per ricostruire i contatti avuti da Fraron, e dei 52 segnalati, sono tutti risultati negativi. Ora sono in isolamento fiduciario. Insomma «non è un focolaio nostro», ci tiene a ribadire Zaia che annuncia per la prossima settimana la nuova ordinanza. Non ci saranno restrizioni alla libertà di movimento ma «porterò un'ordinanza - ha detto - per esser ancora più efficace nei confronti dei positivi e di coloro che hanno avuto un contatto stretto. Presentiamo un'ordinanza nei confronti di chi ha il virus e non deve andarsene in giro a infettare qualcun altro. Il Tso non è il trattamento dei matti, si può fare in casi particolari.
Se una persona è infetta i nostri sanitari devono essere messi nelle condizioni di dire: lei si ferma qui». Zaia ha ricevuto la telefonata del ministro Speranza che riconosce che il tema del trattamento sanitario vada chiarito fino in fondo. «La persona infetta da coronavirus non può andare in giro», ha ribadito.
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