A Venezia torna l'acqua alta. E il Mose affoga nei debiti

In Laguna si tocca il record. Ma la struttura, costata 6 miliardi, ha 280 milioni da saldare e rischia lo stop

A Venezia torna l'acqua alta. E il Mose affoga nei debiti

L'acqua alta a Venezia in pieno agosto con i turisti in ammollo in Piazza San Marco regala uno spettacolo a dir poco inconsueto. Un fenomeno che di solito si manifesta in autunno-inverno. Ce la ricordiamo tutti quella marea del 12 novembre 2019, con un metro e 87 centimetri, quando Venezia rigurgitava acqua ovunque ed era stata completamente sommersa. Il Giornale aveva seguito da vicino quei giorni drammatici. Ma l'acqua alta ai primi di agosto è qualcosa di bizzarro, con i bar e i locali che potrebbero lavorare fuori e si ritrovano a far sgomberare i plateatici.

La previsione di 105 centimetri d'acqua ha fatto registrare un nuovo record storico. Sabato sera il Centro previsioni e segnalazioni maree del Comune registrava «un massimo di 98 cm al mareografo di Punta Salute lato Canal Grande, 99 cm lato Canale della Giudecca e 100 cm in mare alla diga del Lido». Tradotto: in Piazza San Marco sabato alle dieci di sera c'erano circa 20 centimetri d' acqua e il 5% della città era allagato. «Previsioni così nella prima metà di agosto - spiega al Giornale il responsabile Centro maree Alvise Papa- non si registravano da 150 anni, dal 1872». Questo per le previsioni. Poi per il picco effettivamente raggiunto, il 28 agosto 1995 erano stati toccati i 100 centimetri. E il 30 agosto 2020: 102. Un fenomeno in crescita. «Questo è legato - spiega Papa - all'aumento del livello medio del mare che fa sì che bastino piccole perturbazioni per portare all'allagamento la città. Ora siamo a più 32 centimetri. Ma ogni anno il livello cresce di un centimetro. Sabato i disagi sono stati contenuti, un po' più importanti quelli della viabilità acquea».

Ora immaginatevi i turisti attratti da questa Venezia, con i tombini che diventano zampilli e le pozzanghere che diventano oasi dove affondare i piedi. «Venezia non è Disneyland» dicono da anni. Il Mose però, quel grande colosso che dovrebbe proteggere Venezia con 78 paratie in metallo lunghe fino a 29 metri e collocate sul fondale delle tre bocche di porto - Lido, Malamocco e Chioggia - non si è alzato. Per alzarsi ci vogliono 110 centimetri d'acqua, così ha deciso il Comitatone. Ora invece 130, perché in fase di sperimentazione. E in questo caso non «serviva». Ma c'è da dire che il Mose, una delle opere più controverse e più lunghe del nostro Paese, continua a far discutere. Un anno fa l'ex premier Conte aveva sfilato in città alla cerimonia di inaugurazione dicendo: «Questo Mose va completato e dobbiamo fare in modo che il prossimo autunno-inverno sia uno strumento di salvaguardia, non siamo qui per passerella ma per un test». Appunto.

Ora però il Mose, costato finora 6 miliardi, comprensivo di tutte le opere, ha accumulato debiti per circa 280 milioni. I lavoratori del Consorzio sono stati messi in ferie forzate e giovedì scorso la sala di controllo è rimasta off limits a causa del contenzioso in atto. La crisi finanziaria parrebbe aver bloccato pagamenti e lavori, sfociando in una domanda di concordato preventivo al tribunale di Venezia.

«La situazione è critica - rivelano fonti del Giornale - ma tenuta sotto controllo dai commissari, anche quelli del tribunale». La barriera di Chioggia, l'altro giorno per una prova, è stata «tirata su a mano». I comandi sono stati dati a voce, ma la modalità manuale non è fattibile in autunno-inverno quando l'acqua alta fa sul serio.

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