La «maggioranza Ursula», che fa litigare Lega e Forza Italia, è semplicemente uno specchietto che nasconde un'altra partita che si gioca sul terreno italiano tra le fila della maggioranza di centrodestra e che ha come premio finale un riassetto del potere, tra mini-rimpasti nel governo Meloni e nomine nelle aziende di Stato. Dalla Rai alla delega Pnrr: tra i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani lo scontro vero non è sulla collocazione europea dei rispettivi partiti. D'altronde sono 30 anni che Popolari, Conservatori e destra vanno divisi in Europa. Il cuore della sfida è un altro. Chi, tra Salvini e Tajani, uscirà rafforzato dal riequilibrio del potere nel governo.
Capitolo Rai. Entro fine luglio potrebbe essere calendarizzato il voto in Parlamento per eleggere il nuovo Cda Rai. Il Carroccio al momento è tagliato fuori dai due ruoli apicali: per la poltrona di Ad, in pole c'è Giampaolo Rossi (quota Fdi) e Simona Agnes (quota Forza Italia) dovrebbe spuntarla per la presidenza. Gli sherpa di Salvini rilanciano con una doppia richiesta: Marco Cunsolo per la poltrona di direttore generale corporate e Auro Bulgarelli alla direzione di Rai Sport. Per la casella in Cda la Lega dovrebbe puntare sull'ex direttore di Rai 2 Antonio Marano. Lo scontro Lega-Fi si trascina da Viale Mazzini a Palazzo Chigi in un'eventuale mini-rimpasto. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni non vorrebbe aprire il valzer dei cambi nell'esecutivo. Motivo per cui nel rush finale Elisabetta Belloni potrebbe superare Raffaele Fitto nella corsa alla poltrona di commissario Ue. Oggi il ministro per gli Affari Ue, con delega al Pnrr e al Sud, resta il favorito. Le due deleghe pesanti sono Affari Ue e Pnrr. La prima opzione, caldeggiata da Meloni, è uno spacchettamento delle deleghe con una tripla redistribuzione: il Pnrr andrebbe a Giovanbattista Fazzolari, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio al Programma ma soprattutto braccio destro del premier, Affari europei al viceministro Edmondo Cirielli e Mezzogiorno al ministro Nello Musumeci.
Questa ipotesi si scontra con un doppio ostacolo. Forza Italia e Lega vogliono mettere le mani sulla delega Pnrr, che però Fdi difficilmente mollerà. Altro nome gettonato è quello del viceministro Galeazzo Bignami. In Forza Italia il nome più accreditato è quello di Letizia Moratti. L'ex sindaco di Milano è un profilo su cui gli azzurri punterebbero in caso di rimpastino. Tajani avrebbe anche l'esigenza di recuperare qualche non eletto. Un nome è l'ex deputato azzurro Andrea Mandelli. In casa Lega si avanzano varie ipotesi. Da Luca Zaia, che nel 2025 terminerà l'esperienza alla guida del Veneto, a Claudio Durigon che scalpita per una promozione da sottosegretario a ministro. Il secondo ostacolo è la spinta dei peones meloniani che vogliono entrare al governo. Ylenja Lucaselli, deputata molto esperta nei temi economici, spera nel mini-rimpasto per l'ingresso nell'esecutivo. La deputata Fdi ha poche chance di incassare al delega al Pnrr ma potrebbe ottenere la poltrona di Lucia Albano, sottosegretario all'Economia. Resta, infine, da capire se Meloni intende rimpiazzare i due ex sottosegretari Vittorio Sgarbi (Cultura) e Augusta Montaruli (Università) che si sono dimessi. Potrebbe essere l'occasione per puntellare la squadra e il gruppo parlamentare con qualche ritocco.
«Aggiustamenti non traumatici» dice al Messaggero il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Pescando tra l'usato sicuro come Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera o tra gli outsider come Letizia Giorgianni, che arriva dall'ufficio studi di Fazzolari.
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