Adesso ci sono praticamente tutti. È arrivato anche Enrico Letta. Il costo della vita sta diventando una pesca a strascico di vecchie e nuove povertà e serve una misura forte, netta, lineare per uscire da una crisi senza fine. La soluzione è tagliare in modo profondo le tasse sul lavoro, in particolare per chi ha redditi sotto i 35 mila euro l'anno. È come quando stai con le spalle al muro e devi trovare uno scatto di reni per salvarti la pelle. Qualcosa il governo Draghi ha fatto. A luglio c'è chi troverà 100 euro in più in busta paga. Non basta però per contrastare l'inflazione. Serve di più. È urgente e lo dicono tutti i partiti. Non resta che farlo. Subito. Il problema è trovare almeno dieci miliardi di euro per non sbancare ancora di più i conti pubblici. Qualcosa potrebbe arrivare da un ulteriore aumento della tassazione degli extraprofitti delle aziende energetiche. Non basta. L'Europa ci ha già detto che siamo fuori da qualsiasi parametro. L'Italia è il grande debitore. La politica, come la vita, è però fatta di scelte. Il taglio del cuneo fiscale è la priorità e allora bisogna rivedere radicalmente il resto. Ci si aspettava, da tempo, un riforma del welfare. Raccontano che Draghi l'abbia chiesta al ministro del Lavoro Andrea Orlando già i primi mesi del suo governo. La sta ancora aspettando. L'idea non è affatto quella di smantellare il sistema di garanzia per i più deboli, ma di razionalizzarlo, perché al momento si spendono tante risorse ma alle singole persone e alle famiglie ne arriva solo una parte. È un po' quello che accade con gli acquedotti, così malmessi da avere una dispersione d'acqua che non si riesce a sanare. Il guaio è che al centro del welfare, nei decenni, non c'è la tutela effettiva ma la burocrazia. Si creano strutture pachidermiche che non solo rendono difficile l'accesso a chi ha bisogno di assistenza, ma servono solo a sprecare risorse. La burocrazia è il buco nell'acquedotto, ma in questo caso fa la fortuna di chi con la burocrazia fa affari. Sono i «clientes» del partito della spesa pubblica e la sinistra tende a garantirli. È successo in maniera evidente con il reddito di cittadinanza.
È uno strumento in alcuni casi necessario per garantire una soglia di sopravvivenza dignitosa, ma intorno sì è costruito un sistema di ricollocamento nel mondo del lavoro che non ha mai funzionato. Lo sanno tutti, ma per motivi ideologici nessuno ci ha messo mano.
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