L'avevano dato per pensionato, Flavio Tosi. Cacciato dalla Lega Nord, inascoltato da Matteo Renzi che da premier ha negato la possibilità del terzo mandato, abbandonato da un numero crescente di (ex) alleati, in mezzo al guado con un movimento (Fare!) che non è mai decollato, il sindaco non rieleggibile di Verona ha candidato la compagna a succedergli in municipio. Sembrava la mossa della disperazione. E invece Patrizia Bisinella ha sorpreso tutti. Un colpo di reni nella notte come un ciclista in volata, e per 1.200 voti la senatrice ex leghista ha agguantato il ballottaggio a scapito di Orietta Salemi, Pd. Clamoroso al Bentegodi.
Un mese fa Bisinella era terza nei sondaggi e la rimonta sembrava un'impresa impossibile; oggi invece Verona si chiede se il regno di Tosi durerà altri cinque anni oppure se prevarrà l'uomo nuovo del centrodestra, Federico Sboarina, che al primo turno ha incassato il maggior numero di voti. Con le sue sette liste Sboarina ha preso il 29,3 per cento contro il 23,5 di Patrizia Bisinella e il 22,5 di Salemi. Alla quale sono andati di traverso i 5.300 voti incassati da Michele Bertucco, ex capogruppo del centrosinistra in consiglio comunale, uscito dal Pd in autunno per divergenze sul referendum costituzionale: lui era per il No. Non c'era posto per lui nel partito di Renzi. Coerente con le sue idee, Bertucco ha presentato una lista ambientalista-progressista alternativa al Pd e ha preso il 4,6 per cento sbarrando la strada del ballottaggio alla candidata democratica. A sinistra non si perde l'abitudine a farsi del male.
Così, caso unico in Italia, al secondo turno di Verona sono finiti due esponenti del centrodestra. Il quale, se fosse rimasto unito, ora starebbe festeggiando una vittoria al primo turno con larghissimo margine. Invece per il ballottaggio si prepara un supplemento di campagna elettorale fratricida. Sboarina ha dalla sua le sigle ufficiali dei partiti: Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d'Italia più liste civiche. Quella che porta il suo nome ha incassato il 13,7 per cento lasciando indietro Lega (8,9) e soprattutto gli azzurri (3,4). Ma il marchio di unità è quello che conta e Sboarina potrà ripresentarsi agli elettori come un simbolo del tentativo di rimettere insieme la vecchia alleanza. La sua parola d'ordine sarà «discontinuità» rispetto al decennio tosiano.
Il ballottaggio di Verona si annuncia dunque come un referendum su Tosi. Con la compagna non ci sono partiti ufficiali, solo movimenti civici, e la coppia Tosi-Bisinella sottolinea proprio il fatto di essere un'alternativa ai partiti tradizionali. La parola decisiva al secondo turno andrà comunque alle scelte che faranno gli sconfitti del primo. Pd, grillini, liste civiche e Popolo della famiglia, che ha preso il 3,4. Il partito di Renzi, per bocca di Matteo Ricci, responsabile enti locali, ha fatto capire che l'accordo con Bisinella è nell'aria. Ricci ha ricordato i rapporti tra il sindaco uscente di Verona e Renzi, compreso il Sì che Tosi diede il 4 dicembre.
L'intenzione è di frenare l'avanzata del centrodestra che ha ritrovato l'unità e alle prossime elezioni si ripropone come avversario più temibile dei grillini.
Salemi ieri ha preso tempo, ha detto che la scelta arriverà dagli organismi locali entro qualche giorno ma tenendo conto del contesto complessivo. Non ha escluso a priori la possibilità, anzi ha detto: «Mai con Salvini». Dunque avanti con il male minore.
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