Vetrine e cassonetti distrutti. Caos anarchico: "Cospito libero"

Nella notte di sabato il corteo per il militante recluso è degenerato in violenza. La Digos al lavoro sui filmati

Vetrine e cassonetti distrutti. Caos anarchico: "Cospito libero"

Cassonetti in fiamme per sbarrare la strada alle auto. Poi l'assalto all'Ufficio postale Roma 178 di via Latina, nel quartiere Appio. Un'azione ben programmata e organizzata: vetrate infrante e sprangate al bancomat. Infine le scritte sui muri «Alfredo Libero», «No al 41 bis» con la A cerchiata. È stato questo il blitz degli anarchici del Fai, la Federazione Anarchica Informale, nella capitale. Doveva essere una manifestazione pacifica davanti al Quirinale, nella ricorrenza della morte di Giuseppe Pinelli a Milano, per sensibilizzare il Presidente della Repubblica sulle condizioni di Alfredo Cospito, l'anarchico in regime di 41 bis nel carcere Bancali, a Sassari, da due mesi in sciopero della fame per protestare contro le condizioni di detenzione e spingere la Corte Costituzionale sulla riduzione della pena.

Ma una cellula di attivisti, passata la mezzanotte, si sarebbe riunita per compiere gli attentati incendiari all'Appio Latino. Sui fatti indagano carabinieri e Digos, che hanno già sequestrato i filmati delle telecamere di sicurezza per individuare i responsabili anche se, al momento, non è arrivata alcuna rivendicazione. Non sarebbe la prima volta che il Fai colpisce nel quartiere: il 7 dicembre del 2017 un ordigno artigianale esplode davanti la stazione dei carabinieri di via Britannia, a San Giovanni. A rivendicare l'azione la «cellula Santiago Maldonado/Fai-Fri, Federazione Anarchico Informale/ Fronte Rivoluzionario Internazionale» per vendicare la morte di un attivista argentino. In sciopero della fame dal 20 ottobre, su Cospito si è da poco pronunciata la corte d'Assise d'Appello di Torino che, rigettando la richiesta di ergastolo della Procura generale, invia gli atti a Roma per valutare la possibilità o meno di concedere le attenuanti generiche per i pacchi esplosivi piazzati dall'uomo nella caserma dei carabinieri di Fossano, Cuneo. Attentati che solo per miracolo non hanno provocato vittime.

Era il 2 giugno 2006 quando due esplosioni, alle 3,05 e alle 3,30 del mattino, hanno svegliato i militari della caserma e scuola allievi carabinieri «Carlo Alberto Dalla Chiesa» in via Centallo e a processo nel 2017 finiscono Alfredo Cospito, oggi 54 anni, e la compagna, Anna Beniamino, 50 anni, assieme ad altri anarchici autori di vari attentati esplosivi. «Non sono il capo di tutte le cose anarchiche che succedono nel mondo» ha dichiarato lui in aula. Cospito è già detenuto perché autore della gambizzazione di Roberto Adinolfi, dirigente dell'Ansaldo Nucleare, avvenuto a Genova nel 2012 e condannato per questa a 10 anni e 8 mesi.

Per la sua liberazione si sono dati da fare anche gli anarchici greci della cellula «Nucleo di Vendetta Carlo Giuliani» che il 2 dicembre hanno incendiato l'auto di Susanna Schlein, viceambasciatrice italiana ad Atene e sorella di Elly, candidata alla segreteria del Pd. La prima volta che il Fai chiede la liberazione di Cospito risale al 1991, quando vengono trovati dei falsi volantini siglati Amnesty International. Cospito rivendica, poi, l'azione dinamitarda negli uffici dell'Europol di Bergamo nel 2013 assieme a Nicola Gai.

La Federazione Anarchica Informale, Fai, è considerata dai servizi segreti italiani la principale minaccia anarco-insurrezionale in Italia. Ha una struttura orizzontale, senza leader. Le sue cellule, 12 in Italia, 8 in Grecia e varie nel resto del Mondo, agiscono in modo indipendente o sotto l'acronimo FAI.

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