L'obbligo della mascherina all'aperto non è un retaggio del passato. Anzi, la tentazione è quella di rispolverarne l'utilizzo a breve, visti i contagi in continua crescita. Costa poco, non è invalidante né limitativa per alcun settore produttivo e protegge dall'altissima trasmissibilità della variante Delta soprattutto tra le categorie ancora non vaccinate, i giovani. Non c'è ancora un atto concreto, ovviamente impopolare. Per ora abbiamo raccolto pareri personali. Ma autorevoli. Il direttore generale della Prevenzione, Gianni Rezza, per esempio, si dice chiaramente favorevole alla reintroduzione della mascherina obbligatoria all'aperto come strumento per arginare la temibile Delta. Pure dal Comitato tecnico scientifico si levano voci a favore. Secondo Fabio Ciciliano, che non ha mai smesso di usarla: «La mascherina deve diventare come l'ombrello quando piove». In pratica, appena salgono i contagi si rimette su naso e bocca, caldo o non caldo.
I numeri lanciano precisi segnali. «Ieri abbiamo registrato una crescita di contagi in 11 regioni spiega Ciciliano -. E sarebbe una follia non fare attenzione alla variante Delta, molto diffusiva. Potrebbe essere utile continuare a usare la mascherina all'aperto perché riduce il rischio di trasmissione. Non dico tenerla addosso sotto l'ombrellone, ma certamente quando si fa la fila per comprare il gelato. Non è così impattante sul divertimento». E' vero che la gente rivendica la libertà, ma Ciciliano avverte: «Quando è stata abolita questa barriera di protezione individuale, la Delta era quasi inesistente. Ora i focolai sono disseminati sul territorio e abbiamo sempre parlato di modulare gli interventi al rischio». La variante indiana fa paura. Una circolare indirizzata da Gianni Rezza agli assessorati regionali della Sanità, lancia l'allerta provocata «dall'allentamento delle misure di controllo e il conseguente aumento della mobilità delle persone a livello nazionale e internazionale». In pratica, la circolazione di turisti dovuti anche al campionato di calcio Europeo, hanno incentivato assembramenti e movida. E ora si invocano sforzi di contenimento per tracciare, sequenziare e vaccinare.
Bisogna dunque rafforzare i controlli su contagi e potenziare gli esami di laboratorio per vigilare sulle modifiche del virus. E poi vaccinare, vaccinare, vaccinare. Ma qui l'Italia corre a due velocità, come sempre. Se in Sicilia le prime dosi si sono ridotte del 40%, in Lombardia è stata raggiunta la soglia emozionale di dieci milioni di dosi somministrate. Se Al Sud gli over 60 vanno al mare e snobbano persino Pfizer ritenendosi invincibili al Covid, al Nord si organizzano camper mobili e si consegna ai medici di base la lista delle persone che ancora non si sono presentate all'appello. Un quadro disomogeneo, non soddisfacente. «La campagna vaccinale non ha raggiunto ancora coperture sufficienti in tutte le fasce di età scrive Rezza - e la diffusione delle varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante». È quello che teme anche Fabio Ciciliano: «A settembre e a ottobre i contagi colpiranno il target dei non vaccinati», quegli over 60 che potranno impattare sul sistema sanitario nazionale, ancora una volta. Ma anche in estate il Covid non vuole arretrare con i cluster tra i giovani che spuntano come funghi, per una cena o per un ritrovo all'aperto. Accade in Italia, ma soprattutto all'estero. Spagna, Portogallo, le isole Baleari sono state prese d'assalto anche dagli italiani attratti dalla movida concessa senza limiti.
A Malta 120 ragazzi sono bloccati nei covid hotel. «E non è che il primo episodio- avverte Ciciliano dovremo aspettarci altre spiacevoli situazioni». E ai genitori manda un messaggio: «Se avessi un figlio adolescente quest'anno non lo manderei all'estero».
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