Viaggio tra i circoli dove il Pd ha fatto flop

L'emorragia di voti del Partito democratico, alle Politiche del 4 marzo, non ha precedenti soprattutto nelle ‘Regioni Rosse’ e in (ex) roccaforti come Sesto San Giovanni e Capalbio

Viaggio tra i circoli dove il Pd ha fatto flop

Saranno sufficienti le dimissioni di Matteo Renzi e il corteggiamento del Movimento Cinque Stelle a far dimenticare al popolo del Pd la cocente batosta elettorale subìta il 4 marzo?

La mappa del voto ha messo in evidenza una situazione impietosa per il Partito democratico, soprattutto nelle cosiddette ‘Regioni Rosse’. Si va dal -7% in Umbria nel voto per la Camera al -11% in Emilia Romagna, registrato per entrambi i rami del Parlamento. Considerando che in Campania il consenso per i democratici è inchiodato al 13%, siamo di fronte a uno scenario davvero da incubo che l’Agi ha analizzato attraverso un viaggio tra i circoli Pd più rappresentativi. Ora, da Trieste a Messina e da Firenze a Salerno, passando per le periferie di Roma, gli iscritti al partito sono più preoccupati di capire come il partito sopravvivrà a questo tsunami elettorale piuttosto che scoprire quale sarà il futuro politico di Matteo Renzi. Si tratta di realtà molto diverse tra loro in cui la sconfitta ha avuto dimensioni e pesi diversi. Il caso più emblematico è sicuramente Sesto San Giovanni, chiamata per decenni la Stalingrado d'Italia per essere stata governata per 72 anni dalla sinistra. Un vero e proprio feudo che è crollato con le amministrative del 2017 quando il Comune è stato conquistato dal forzista Roberto Di Stefano. Due settimane fa, invece, il candidato del centrodestra, Guido della Frera ha staccato la dem Sara Valmaggi di ben 7 punti percentuali.

La debaclè del Pd in Toscana e il boom della Lega

Nella Toscana di Renzi ha, invece, fatto scalpore la vittoria della Lega che, con il 24,7%, a Capalbio, ha superato di poco il Movimento Cinque Stelle (24,5%), mentre il Pd si è fermato al 23,8%. Nella località turistica preferita dai vip radical chic di sinistra ha sicuramente pesato l’emergenza immigrazione, con la polemica nata dall’apertura di un centro Sprar. Nella Livorno dove nel 1921 Antonio Gramsci diede vita al Partito Comunista, guidata ora dal sindaco grillino Filippo Nogarin, il Pd ha mantenuto il primato di un soffio prendendo il 28,9% contro il 28,6 del Movimento Cinque Stelle. Anche a Pesaro, la città amministrata dal renziano Matteo Ricci, ex vicepresidente nazionale del partito, i grillini hanno ottenuto un grande successo, ma i motivi della sconfitta, secondo i giovani dem locali, sono da ricercare nella morte fisica degli elettori. Macerata, capoluogo di provincia marchigiano, invece, dopo essere stata sconvolta dall’omicidio di Pamela e dall’atto scellerato di Luca Traini, ha dato la vittoria alla Lega di Matteo Salvini. Lega che, con il 43,5% dei voti, ha fatto il botto anche a Goro, paesino in provincia di Ferrara, dove gli abitanti erano scesi in piazza a protestare contro l’arrivo dei migranti.

Il boom dei Cinque Stelle al Sud fa franare il Pd

In Campania il boom dei pentastellati si è avvertito soprattutto a Pomigliano d’Arco dove il candidato premier del Movimento, Luigi Di Maio, ha ottenuto il 63% dei voti. Il Pd, qui, si è fermato a un misero 11,4%, con un centinaio di voti di scarto rispetto a Forza Italia. Molto significativa è da considerarsi anche la sconfitta di Salerno dove, nel collegio uninominale per la Camera, si presentava Piero De Luca, il primogenito di Vincenzo, il governatore della Regione che ha governato il capoluogo campano per un ventennio. De Luca jr, costretto alle dimissioni da assessore di Salerno dopo lo scoop di Fanpage, alla fine, è stato ripescato grazie al paracadute nel plurinominale ma il Pd, in cinque anni, è passato dal 29,13% al 19,98%. Sempre al Sud fa clamore la perdita di consensi di Messina, città ancora scossa dal ‘caso Genovese’ e di Taranto, dove la crisi dell’Ilva ha inciso sulla sconfitta dei democratici pugliesi.

Così come a Nichelino, in Piemonte, lavertenza Embraco è stata determinante per la sconfitta dei democratici. Un’enorme delusione per i risultati alquanto insoddisfacenti è arrivata anche da tanti altri circoli sparsi per il Paese, anche laddove il Pd ha prevalso come a Firenze, Bologna e in Trentino.

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