Da vigilante a killer: uccide la moglie

L'assassino è una guardia giurata: ha atteso la donna e l'ha freddata con 8 colpi

Da vigilante a killer: uccide la moglie

L'ha attesa sul pianerottolo, davanti alla porta del suo appartamento e quando l'ex moglie è arrivata dal lavoro e con le borse della spesa in mano, le ha sparato otto colpi di pistola, dei quali cinque sono andati a segno. Senza un ripensamento, né una parola ha solo premuto il grilletto, Massimo Bianco - 50 anni, originario di Brindisi ma da anni residente a Torino dove lavora come guardia giurata -, poi è passato davanti al corpo di Angela D'Argenio, 48 anni, originaria di Manduria nel Tarantino ed è tornato nel suo appartamento, al piano di sopra, dove è rimasto fino a quando gli agenti della Polizia di Stato lo hanno arrestato con l'accusa di omicidio.

Prima della raffica di colpi, sparati con la pistola - una Smith&Wesson semiautomatica - detenuta legalmente (era l'arma che l'uomo aveva per lavoro di guardia giurata), una donna che abita nello stesso condominio di via Novara ha sentito i toni accessi di una lite tra i due.

Sposati da quasi trent'anni, Angela a dicembre dell'anno scorso, aveva deciso di porre fine al loro matrimonio, ed infatti lui si era trasferito, affittando un alloggio al piano superiore dello stesso condominio. Un modo per non allontanarsi del tutto da lei e anche, aveva detto Massimo agli amici, per stare più vicino al figlio minore di 16 anni che abitava con la mamma. La coppia aveva anche una figlia più grande, di 25 anni, già sposata e che li aveva resi nonni pochi mesi fa. Massimo però non aveva accettato di buon grado la decisione dell'ex moglie e le discussioni tra di loro, erano pressoché quotidiane. Nonostante gli otto colpi sparati a bruciapelo, quando in corso Novara, sono arrivati i soccorsi, attivati dai condomini, Angela respirava ancora ma è morta pochi attimi dopo essere stata ricoverata al pronto soccorso dell'ospedale. «Sapevo che Massimo non si rassegnava alla fine del suo matrimonio - racconta una amica di Angela -. Lei mi raccontava che spesso l'attendeva sull'uscio di casa ed ogni motivo era buono per innescare una discussione o per entrare nell'appartamento, con la scusa di vedere il figlio.

Angela, però non sembrava aver paura di lui, e non ha mai pensato ad una sua reazione violenta. Io invece ero terrorizzata: più volte le avevo detto di fare attenzione, perché comunque Massimo aveva sempre la sua pistola di ordinanza».

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