Se volevamo una conferma (dopo le passate figuracce) che i sondaggi lasciano il tempo che trovano basti guardare Napoli. Appena qualche settimana fa si prevedeva il ballottaggio all'ultima scheda dove Gaetano Manfredi, candidato del Pd e M5s, era avanti con appena il 43%, e una vittoria al primo turno complicata da ottenere. Lo tallonava il magistrato Catello Maresca, candidato del centrodestra, insidiato dall'outsider senza etichette di partito Alessandra Clemente. Solo quarto il 74enne ex sindaco ed ex presidente di Regione Antonio Bassolino.
Questo poche settimane fa. Oggi l'exploit inaspettato. Stravince Manfredi col 62% dei votanti (pochi anche qui). Maresca fermo al 19%, Bassolino al 10% e Clemente al 7%.
Ovviamente un risultato figlio anche di un tremendo sgambetto subito da Maresca nelle settimane scorse, quando per vizi di forma si è visto escludere ben 4 liste in suo sostegno che avrebbero potuto accorciare così enormi distanze. Manfredi, invece, contava su una corazzata di 13 liste: dai pentastellati ai dem, passando per deluchiani, renziani, mastelliani, ex berlusconiani, fino ad arrivare agli ex arancioni e alla sinistra. Ecco perché era dura. Alle elezioni non basta sognare, ci vuole strategia e lui ce l'aveva. Per scendere in campo Manfredi ha chiesto (e ottenuto) che 5Stelle, Pd e Leu firmassero un Patto per Napoli, in pratica la promessa dei tre partiti di governo di ripianare i debiti (infiniti) del Comune.
Il pm candidato civico alla prima esperienza con le urne, doveva scontrarsi con un gigante che la politica la mastica da tempo ma che malgrado questo ha voluto evitare un confronto col suo avversario. Sportivamente, lo ha chiamato per congratularsi
Chi conosce Manfredi gli riconosce una grande capacità di relazioni, di tessere reti. Entra in un ministero nel 2006 (secondo governo Prodi) come consigliere tecnico dell'allora ministro per le riforme nella pubblica amministrazione Luigi Nicolais tra l'altro amico e collega di ateneo e facoltà. Nel 2019 Giuseppe Conte lo chiama nel suo secondo esecutivo per guidare il dicastero dell'Università e della ricerca. Incarico ricoperto fino alla caduta del Conte 2. Ma quella diventa l'occasione per conoscere e farsi apprezzare dall'ex premier, suo grande sponsor, e dai leader campani dei 5Stelle, Roberto Fico e Luigi Di Maio, che danno vita alla costruzione del laboratorio Napoli 5Stelle-Pd.
Il nuovo sindaco di Napoli, arriva dopo la disastrosa gestione De Magistris, in una Napoli dove a detta di Maresca al Giornale «manca tutto». Nato ad Ottaviano, in provincia di Napoli, 57 anni fa. Laureato in Ingegneria civile all'Università Federico II di Napoli, comincia la carriera universitaria e quella di ricerca (ha più di 400 pubblicazioni all'attivo) nello stesso ateneo di cui diventa rettore nel 2014. L'anno seguente viene eletto presidente della Conferenza dei rettori (Crui), riconfermato nel 2018.
«Sornione come un
gatto casalingo, graffia quando meno te lo aspetti». La descrizione di un amico di vecchia data gli calza a pennello. Ed ecco perché Manfredi è diventato sindaco di una delle città più strategiche d'Italia al primo colpo.
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