Visco avvisa il sindacato "Non si batte l'inflazione aumentando gli stipendi"

Bankitalia appoggia Draghi e Confindustria "Solo la crescita attenua il fardello del debito"

Visco avvisa il sindacato "Non si batte l'inflazione aumentando gli stipendi"

Bisogna evitare la rincorsa tra salari e prezzi come avvenne negli anni '70. Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso dell'intervento al congresso Assiom Forex a Parma, ha ribadito di ritenere «essenziale la consapevolezza da parte di tutti - forze politiche, parti sociali, opinione pubblica - del delicato equilibrio che dobbiamo preservare». La politica monetaria, ha sottolineato il numero uno di Palazzo Koch, «non esiterà a contrastare con decisione simili sviluppi».

Visco ha ricordato le tensioni inflattive scatenate nel 1973 dalla guerra dello Yom Kippur. «Il prezzo del petrolio quadruplicò, con conseguenze che finirono per andare ben oltre la sfera energetica», ha detto. «Essendo un onere esterno era, allora come è oggi, impossibile non patire quella tassa, un onere che si deve sopportare comunque, per via pubblica o privata che sia», ha aggiunto precisando che «sarà fondamentale evitare che questa dinamica sfoci in una futile rincorsa tra salari e prezzi, che fu allora aggravata dal particolare meccanismo di indicizzazione della scala mobile e dalla debolezza del cambio, con il risultato finale di un marcato e persistente incremento dell'inflazione». Insomma, il governatore si è discretamente schierato a fianco del presidente della Confindustria, Carlo Bonomi, che ieri in un'intervista al Corriere ha rimarcato che «se si vogliono innalzare i salari subito, la strada sono contratti di produttività in ogni impresa, addizionali al contratto nazionale». Analoghe valutazioni sono state effettuate indirettamente sulla riforma delle pensioni. «Nel più lungo periodo tassi di sviluppo sostenuti potranno concretizzarsi solo con un deciso aumento dei livelli di partecipazione e occupazione e con una forte accelerazione della produttività rispetto alla dinamica deludente dell'ultimo quarto di secolo», ha evidenziato sottolineando che bisogna coinvolgere coloro «che non lavorano», cioè giovani, donne e anziani «perché anche a settant'anni si può lavorare».

Se queste parole rappresentano un ottimo viatico per il confronto tra Mario Draghi e i sindacati, atteso alla fine della prossima settimana, la frattura con i rappresentanti dei lavoratori è destinata ad allargarsi. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ieri ha replicato a Bonomi, ma proprio perché l'inquilino di Palazzo Chigi intendesse. «Non siamo contro la contrattazione aziendale, ma se non sono i contratti nazionali che tornano ad avere un'autorità salariale e a porsi il problema di aumentare il valore reale dei salari questo vuol dire accettare la riduzione dei salari», ha commentato.

Insomma, il rischio che si riapra una stagione di forti conflittualità è elevato. Sarebbe esiziale per l'economia italiana. «Dalla primavera con il progressivo miglioramento del quadro sanitario dovrebbe riacquistare vigore dopo la frenata degli ultimi mesi dovuta ai contagi», ha rimarcato Visco secondo cui la crescita del Pil «si avvicinerebbe nella media di quest'anno al 4%». La ripresa è stata decisiva per interrompere l'aumento del rapporto tra debito pubblico e prodotto, «che alla fine del 2021 potrebbe essere sceso su valori prossimi al 150% (dal 155,8% del 2020), un livello nettamente inferiore alle valutazioni ufficiali».

Ecco perché non bisogna abbassare la guardia sul rigore dei conti pubblici perché l'Italia ha 400 miliardi di euro di Bot e Btp da collocare, tuttavia «limitati interventi di natura emergenziale possono ancora trovare giustificazione» per fronteggiare la crisi energetica o nei settori colpiti da restrizioni come ristorazione e turismo. Sottolineature che gli sono valse il plauso di Confcommercio.

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