Basta con i pm che spiano «dal buco della serratura», alt alle inchieste «che non dovrebbero essere mai iniziate» come quelle su Open o su Berlusconi e la mafia, avanti tutta sulla riforma Nordio «sperando che la Meloni non la ostacoli». È un fiume in piena Matteo Renzi, dopo la vittoria cruciale contro i pm di Firenze.
Era preoccupato per l'esito del conflitto davanti alla Corte Costituzionale? Era pronto a accettare anche una decisione diversa ?
«La Cassazione ha sconfessato per cinque volte l'operato dei pm fiorentini, Luca Turco e Antonino Nastasi, sancendone l'illegalità. Ora la Consulta sancisce l'incostituzionalità del loro operato. Noi siamo dalla parte della legalità, loro dell'illegalità. Open è un processo assurdo, che neppure avrebbe dovuto iniziare: nonostante questo però ho sempre avuto fiducia nella giustizia. Ho scelto di difendermi nel processo, con le armi del diritto. E quando sai di avere ragione, non hai preoccupazioni: un giudice a Berlino, prima o poi, lo trovi».
La Consulta mette anche un grosso freno alle raccolte di chat a strascico, all'utilizzo di captazioni più o meno casuali di parlamentari. È una vittoria di Renzi o di tutta la politica?
«È una vittoria dello Stato di diritto e dei cittadini, non di Matteo Renzi o della politica, che pure ha avuto il coraggio di alzare la testa e difendere il dettato costituzionale. La Costituzione sancisce la separazione dei poteri: ogni violazione di questo principio non può essere tollerata. Se alcune procure, come quella fiorentina, dedicassero la metà del tempo che impegnano in inchieste irrealistiche come quella Open o come quella su Silvio Berlusconi e la mafia a garantire la sicurezza dei cittadini, la giustizia in Italia funzionerebbe certamente meglio».
C'è però un vecchio adagio che dice: male non fare paura non avere. Chi fa politica non dovrebbe essere pronto alla piena trasparenza delle sue attività anche private?
«Un tempo pensavo anche io che se non fai nulla di male, non hai nulla da temere. Non è così: e le assoluzioni arrivate per tanti politici e comuni cittadini coinvolti in inchieste che non sarebbero mai neppure dovute iniziare lo dimostrano. La politica deve essere trasparente certo: ma un conto è la trasparenza, un conto è spiare dal buco della serratura. Ci sono delle prerogative costituzionali che non sono state immaginate a caso ma sono nate per difendere la libertà dell'azione politica dall'intromissione di altri poteri dello Stato».
La grande sconfitta è la procura di Firenze cui nel suo tweet di oggi lei riserva parole dure. Lo scontro si trascina ormai da anni. Come si spiega la ragioni di tanto accanimento? Personali o politiche?
«Ritengo che una parte della magistratura abbia scambiato il proprio ruolo, quello di applicare la legge, con quello di essere investito di una missione salvifica. Le parole riportate nel libro di Sallusti e Palamara, pronunciate da uno dei leader territoriali di Md, Emilio Sirianni, sono eloquenti: Magistratura democratica è nata con una cultura della corporazione, dicendo: noi non siamo giudici imparziali, o meglio noi non siamo indifferenti, noi siamo di parte. Mi hanno massacrato la vita ma io ho reagito in punta di diritto, senza aggressioni personali ma solo con le armi della giustizia giusta».
La decisione di oggi che conseguenze concrete avrà sulle indagini in corso?
«C'è una semplice conseguenza: certi pm ideologizzati non devono solo citare la Costituzione ogni piè sospinto. Devono anche e sopratutto rileggere la Costituzione. E possibilmente capirla».
I pm di Firenze sono schegge impazzite o hanno dietro di se la magistratura organizzata?
«Non spetta a me dirlo. Quello che so è che l'urgenza è quella di separare le carriere: dei tanti magistrati capaci da quelli incapaci, che ottengono ruoli solo perché iscritti a certe correnti. E poi, i giudici che sbagliano devono pagare: accade così in tutti gli ambiti, non vedo perché i magistrati debbano essere intoccabili».
Inchieste usate a fini politici, male ormai trentennale della giustizia italiana. C'è una via per uscirne?
«La via principe è la riforma della giustizia. Noi di Italia Viva sosterremo il ministro Nordio nella sua azione e io stesso sarò in commissione giustizia, presenterò emendamenti e discuterò nel merito i provvedimenti. Non lo faccio per me, che ho voce e strumenti per difendermi.
Lo faccio per tutti quegli innocenti finiti nel tritacarne, per tutti quelli che non hanno voce. Mi auguro che Giorgia Meloni non ostacoli il progetto di riforma del Guardasigilli, che non ceda a compromessi: non può permetterselo, il Paese sta aspettando un cambiamento reale da troppi anni».
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