Le vittorie di un libro scomodo

Missione compiuta. Il libro del generale Vannacci ha raggiunto lo scopo. Da qualunque parte lo si guardi, ha smascherato una società che non vuole pensare, non vuole speculare, non vuole domande

Le vittorie di un libro scomodo
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Missione compiuta. Il libro del generale Vannacci ha raggiunto lo scopo. Da qualunque parte lo si guardi, ha smascherato una società che non vuole pensare, non vuole speculare, non vuole domande. La stampa mainstream l'ha subito masticato e ridotto a slogan beceri, solo che era una trappola in cui è cascato pure il Ministro. Come ha spiegato McLuhan («il mezzo è il messaggio») e come i giornalisti dovrebbe sapere, la vera notizia sono le reazioni e non il contenuto. Eccole.

Uno. La libertà di espressione è un fondamento della nostra civilissima società, tranne se la usi, ossia dici cose controcorrente. Quel famoso articolo 21 della Costituzione, a cui una certa sinistra ha addirittura intitolato un movimento, non si applica quando si esprimono idee indigeste. L'esercizio di tale libertà non solo è vietato ma deve comportare delle punizioni. Il problema è che quell'articolo fu scritto proprio per consentire di esprimere concetti alternativi, eretici, contrari al comune sentire o a quel sentire che il potere vorrebbe che fosse comune. Infatti in questo caso proprio il fatto che siano considerazioni di buon senso ampiamente condivise, seppur silenziosamente e con la giusta riservatezza per non disturbare il politically correct, ha fatto infuriare esacerbando la censura. Questo atteggiamento è tipico delle dittature ed è ciò che le fa implodere perché ogni tesi, per quanto valida, senza un'antitesi non progredisce. Che è poi il cortocircuito filosofico di Marx, della rivoluzione che nasce dalla lotta di classe per finire in una società senza classi e dunque senza più storia. Ma queste sono cose complicate. A noi basta mandare al rogo Vannacci, salvo poi celebrare Galileo e Giordano Bruno perché vittime della loro parola.

Due. Di fronte al libro-evento i media cercano e riportano, avulse dal contesto e in forma distorta, solo quelle pillole utili a sollevare l'indignazione. In un mondo ideale il loro ruolo sarebbe di riportare compiutamente i pensieri, così come espressi, usandoli per stimolare la riflessione e il dibattito. Invece, ossessionati dall'audience che è pubblicità, prima fiutano l'opinione consolidata mainstream e poi la lisciano dando addosso all'eretico. Come se ciò lo eliminasse anziché ingrandirlo. Questo libro è un effetto, non una causa: nasce proprio da almeno due decenni di soppressione di pensieri non allineati.

Tre. Il Governo non è interessato ad affermare cultura e valori diversi da quelli imperanti. Sì, dall'opposizione avevano intercettato quel rifiuto popolare dello schema unico lib-dem, ma adesso non si impegnano a organizzarlo in una cultura compiuta che lo legittimi.

Che sia calcolo politico di evitare scontri ideali, oppure il complesso di farsi accettare nei circoli dei belli-e-buoni, o la mancanza stessa di una visione culturale, potrebbe costare caro al Governo perché se offre la stessa minestra solo in salsa patriottica tanti potrebbero scegliere l'originale e tornare da dove sono venuti. Nel Paese c'è uno spazio culturale alternativo e c'è un'opportunità politica di intercettarlo. Ci sono pure le competenze e il coraggio? Sennò, anche a sto giro resteremo tifosi senza mai diventare sportivi.

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