Il vizietto del Professor Prodi: altri due casi vent'anni fa

Non è la prima sfuriata violenta nei confronti dei giornalisti. Nel novembre del 2005, Cristiana Bono racconta un caso di intolleranza. E anni prima Dario Miceli di Rai Sicilia era stato strattonato dalle guardie del corpo di Prodi

Il vizietto del Professor Prodi: altri due casi vent'anni fa
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Prodi non cambia: non è la prima sfuriata violenta nei confronti dei giornalisti. Nel novembre del 2005, Cristiana Boni invia una lettera a il Giornale, raccontando un caso di intolleranza vissuto durante il suo lavoro. La scena si svolge in un centro sociale, nel parco Cervi di Reggio Emilia. La professionista emiliana è lì per un servizio per E'Tv. «Mentre camminiamo», scrive, «ho la malaugurata idea di porgli la terribile domanda: Professore, mi può commentare la votazione sulla devolution?». Il «professore» in questione è proprio l'ex premier. La sua reazione al quesito, ricorda la Boni, è simile a quella subita di recente dalla giornalista Lavinia Orefici di Quarta Repubblica. «Prodi - prosegue la lettera - mi spinge via la mano con forza, urlandomi ma sono domande da fare queste?». La giornalista, oggi a TeleReggio, confessa di essere rimasta «allibita e incredula» e racconta come Prodi, nel frattempo, abbia cambiato espressione, sorridente e bonario, per salutare la folla. A distanza di vent'anni, Boni esprime dispiacere per non aver mai ricevuto le scuse dall'ex premier. Il professore, del resto, è anche originario del reggiano, come ricorda la Boni, che aveva scritto al Giornale per via di un altro episodio di intolleranza in cui si era rivista. In quell'occasione, i protagonisti erano un siciliano, Dario Miceli di Rai Sicilia, e le guardie del corpo di Prodi che avevano strattonato il giornalista.

«Mi ha colpito molto leggere quanto accaduto alla collega di Mediaset, alla quale esprimo tutta la mia solidarietà», commenta oggi la giornalista di TeleReggio. «Quella vicenda - aggiunge - mi ha immediatamente riportato alla mente quanto accaduto a me, tanti anni fa. E prima di me, ricordo anche un altro collega».

L'episodio di parco Cervi non è svanito nella memoria della Boni, e «permangono il dispiacere e l'amarezza». «Una semplice domanda da cronista e una reazione inaspettata, una situazione dolorosa e offensiva. Non ho mai ricevuto personalmente le scuse, che a mio parere sarebbero state dovute». Scuse mancate che si sommano.

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