Voci e accuse su Qaani. E lui torna in pubblico

Il leader iraniano a una cerimonia dopo i sospetti che fosse una spia

Voci e accuse su Qaani. E lui torna in pubblico
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Dopo settimane di speculazioni, sospetti e teorie vicine al complotto, il generale Esmail Qaani è riapparso in pubblico, fornendo la prima prova tangibile della sua esistenza dopo i recenti rumor che lo volevano arrestato con l'accusa di essere una talpa al servizio di potenze straniere. La prima prova tangibile dell'esistenza del capo della Forza Quds dei Guardiani della Rivoluzione iraniana arriva da un filmato della Tv di stato iraniana che mostra Qaani a una cerimonia commemorativa nella città irachena di Karbala, in onore di un comandante di alto rango delle Guardie rivoluzionarie, il generale Abbas Nilforoushan, ucciso in un attacco aereo israeliano insieme al capo di Hezbollah Hassan Nasrallah il 27 settembre.

In un regime come quello iraniano in cui le lotte intestine possono essere letali, non sfugge il simbolismo di mostrare Qaani in pubblico. Negli ultimi giorni infatti sono circolate voci e resoconti contrastanti sulla sorte dell'uomo che è stato il braccio destro di Qasem Soleimani fino alla sua uccisione da parte degli Stati Uniti nel 2020. Alcuni media israeliani, hanno riferito che poteva essere stato ucciso in un attacco israeliano in Libano contro Hezbollah, altri supponevano invece che aveva avuto un infarto durante un interrogatorio in quanto sospettato di essere una spia, addirittura un delle talpe che hanno permesso al Mossad di infiltrarsi all'interno di Hezbollah per permettere di distruggere il gruppo dall'interno. Per giorni il 67enne leader pasdaran non è apparso in pubblico ed era anche assente alla preghiera del venerdì guidata dal leader supremo dell'Iran Ali Khamenei lo scorso 4 ottobre.

Tre giorni dopo è arrivato il primo commento ufficiale dal vice coordinatore della Forza Quds, Iraj Masjedi, secondo cui era «sano e salvo» e stava svolgendo normalmente il suo lavoro. Ora il ritorno in pubblico che non cancella i sospetti intorno alla sua figura ma sa di propaganda interna al regime e anche di messaggio, nemmeno troppo velato, all'Occidente riguardo la forza del gruppo.

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