Quel vorticoso giro di soldi tra il re delle slot e Tulliani

Corallo era in "rapporti commerciali" col cognato di Fini ed era in debito con lui. I pm scavano sui motivi

Fini e Tulliani da una copertina di Oggi
Fini e Tulliani da una copertina di Oggi

Casa, soldi e società. I favori riservati da Francesco Corallo a Giancarlo e a Sergio Tulliani avranno avuto certamente una contropartita, ma l'unica che emerge dalle carte - ed è quello per cui i due «parenti» dell'ex presidente della Camera Gianfranco Fini sono indagati - è l'aver aiutato il re delle slot a riciclare, trasferendo all'estero somme di denaro, mettendo a disposizione i propri conti all'estero.

Ma se uno dei misteri residui è proprio la genesi dei rapporti tra Corallo e i Tulliani, anche lo sviluppo di questo legame riserva lati non chiarissimi, sui quali si interrogano persino gli inquirenti. Un esempio interessante è il sostegno materiale, amministrativo e finanziario, che l'imprenditore del gioco assicura a Tulliani jr nella creazione della rete di società offshore - utilizzando la Corpag di Walfenzao, del quale il suo gruppo era già fedele cliente - che gli serviranno a comprare da An la casa di Montecarlo, ricostruita dagli investigatori.

La prima email è del maggio 2008, spedita da Corallo al braccio destro Baetsen a cui chiede «di provvedere al pagamento di una fattura emessa dalla Corporate Agents Ltd per la costituzione della società (...) Jayden Holding», la terza offshore del giovane Tulliani. E Baetsen obbediva, saldando la fattura con 3,651.25 dollari dal conto di Atlantis. Un mese dopo, il 2 giugno, quando la moglie di Walfenzao, Cathy, apre un conto bancario a Saint Lucia intestato alla Jayden non è Tulliani che avvisa, ma Corallo. Che d'altra parte ad aprile 2008 aveva spedito dalla sua casa romana alla Corpag il modulo - firmato da Tulliani - per aprire quel conto corrente. Ad agosto, poi, è Tulliani che scrive a Corallo «per chiedergli di provvedere al pagamento delle fatture relative» alle offshore Timara (che di lì a poco avrebbe «ricomprato» la casa di Montecarlo dalla Printemps) e Jayden Holding. Chiarendo che «quando si sarebbero visti a Roma, avrebbe provveduto a restituire il dovuto». Corallo non fa una piega, incarica ancora Baetsen di chiedere alla Corpag «di inoltrargli tutte le fatture in sospeso concernenti le società che erano state costituite per Giancarlo Tulliani». Il conto ammontava a poco meno di 4mila dollari, e una volta ancora paga, o almeno anticipa, Atlantis. Una consuetudine, visto che quanto, di nuovo, a ottobre 2008 Cathy Walfenzao chiede a Tulliani 4.888 dollari come spese di gestione della Jayden, «Tulliani rispondeva chiedendo di inviare tutto a Rudolf (Baetsen, ndr), garantendo che lo stesso avrebbe provveduto a corrispondere quanto dovuto». La Walfenzao fa come indicato, e chiede a Baetsen «se inserire, anche, le spese riferite all'appartamento (vi è logico rimando alle transazioni immobiliari precedentemente citate)». Corallo, anche qui, risponde affermativamente: «Lo dedurremo da ciò che gli dobbiamo», taglia corto. E il gip così annota che «sul finire del 2008, vi era, quindi, consapevolezza piena in Corallo di essere in rapporti commerciali con Tulliani, cui avrebbe presto dovuto qualcosa».

Il problema è cosa, visto che da quel che emerge i flussi sono tutti in una sola direzione: dai conti del Gruppo Atlantis a quelli dei Tulliani.

E, come rivelato dall'indagine, pure i soldi per la casa di boulevard Princesse Charlotte li mette Corallo. Che debito poteva avere con Tulliani?

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