Roma - La ritrovata sintonia tra il centrodestra e la città di Milano. Il laboratorio della coalizione unita - Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni in testa, ma anche il mondo centrista - capace di elaborare attraverso il contributo di tutte le sue componenti una proposta politica seria e credibile. La possibilità di trasformare la vittoria in un trampolino verso il referendum e lanciare un «segnale» forte al premier, rimodellando un quadro apparentemente inscalfibile e cristallizzato.
Alla vigilia del voto più atteso, della sfida che probabilmente farà da ago della bilancia nelle valutazioni del post-ballottaggio - quella tra Stefano Parisi e Giuseppe Sala - Silvio Berlusconi torna a esprimere il suo sostegno al candidato civico del centrodestra. «Votate Parisi, garantisco io. Andate tutti a votare», è il senso delle parole raccolte da chi ha avuto occasione di parlargli, parole che ricalcano quelle pronunciate ufficialmente in un comunicato diramato alle agenzie venerdì sera. Un appello che conferma una vicinanza a Parisi che non è mai mancata e che lo stesso manager, candidato per la guida di Palazzo Marino, conferma: «Renzi evita Milano, mentre Berlusconi ci manda tutti i giorni segnali di supporto, chi vuole cambiare mi voti».
Il messaggio di Berlusconi, però, comprende in sé un timore percepibile nel centrodestra: quello che una partita così delicata - Sala al primo turno staccava Parisi solo di 5.000 preferenze - possa essere decisa dal «generale astensione» e dal disinteresse di chi magari è andato a votare al primo turno, ma per pigrizia o disillusione diserta le urne al momento decisivo (fermo restando che anche al primo turno solo il 54,6 per cento dei milanesi è andato a votare). Per questo si cerca di sollecitare la memoria e l'orgoglio dell'elettorato a favore di un candidato che ha dimostrato capacità fuori dal comune e si tenta di andare a caccia degli indecisi o anche di chi si è astenuto al primo turno e nel frattempo ha avuto modo di conoscere meglio il profilo del candidato Parisi. Dei futuri assetti del centrodestra poi si parlerà a tempo debito, come conferma anche Salvini in una intervista a Qn in cui mostra poco entusiasmo rispetto a un ritorno sotto le stesse insegne nazionali con Ncd. «Il modello Parisi va bene per Milano. È un esperimento milanese. Il risultato non avrà ricadute nazionali, né in caso di vittoria né in caso di sconfitta» dice il leader leghista.
Per quanto riguarda la ripresa di Berlusconi più fonti confermano che sta procedendo a un ritmo superiore al previsto e che il Cavaliere inizi a scalpitare per tornare ad Arcore (non ci sarà nessuna tappa in Trentino, a Eremo di Arco, come era stato scritto nei giorni scorsi). Bisognerà comunque attendere i primi di luglio prima che il presidente di Forza Italia possa lasciare il San Raffaele. Delle varie ristrutturazioni politiche ipotizzate dai giornali per il partito si parlerà soltanto quando Berlusconi tornerà pienamente operativo.
Di certo non ci sarà alcun incarico da amministratore con potere di firma per Niccolò Ghedini al posto di Mariarosaria Rossi, come ipotizzato ieri dal Corriere della Sera. Il senatore e avvocato di Berlusconi, infatti, fa sapere di essere indisponibile ad assumere ruoli di partito. In ogni caso il futuro di Forza Italia lo deciderà, al momento opportuno, Silvio Berlusconi.
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