Wagner rivendica Soledar (ma Kiev resiste ancora). Lo Zar sceglie Gerasimov

Da quattro giorni ormai il cerchio delle armate russe si stringe attorno a Soledar ormai in rovina, ma non si chiude

Wagner rivendica Soledar (ma Kiev resiste ancora). Lo Zar sceglie Gerasimov

Da quattro giorni ormai il cerchio delle armate russe si stringe attorno a Soledar ormai in rovina, ma non si chiude. Nella città del sale alle porte di Bakhmut, il vero obiettivo dell'unica offensiva russa in Ucraina da sei mesi a questa parte ad avere possibilità di successo, si sta combattendo la più cruenta battaglia dell'intera guerra dopo quella, terribile, che nella scorsa primavera si concluse con la completa distruzione e la caduta della ben più grande città portuale di Mariupol. Ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato chiaro: la Russia sta barando, finge di aver preso Soledar per galvanizzare i sostenitori dell'aggressione, ma il nostro fronte tiene. E dall'avamposto orientale di Kramatorsk il governatore ucraino di Donetsk, Pavlo Kyrylenko, ha mescolato parlando con il Kyiv Independent dolorose ammissioni di gravi perdite umane con l'orgogliosa rivendicazione che a Soledar l'esercito di Kiev non cede.

Si vedrà. Ma com'è ormai chiaro, in quell'angolo strategico della provincia di Donetsk non è in corso soltanto la più terribile lotta purtroppo davvero all'ultimo sangue tra gli invasori russi e i difensori ucraini: Soledar (ed eventualmente in seguito Bakhmut, se alla fine l'attacco condotto dai mercenari della «Orchestra Wagner» sarà coronato da successo) è il trofeo su cui vuol mettere le mani il capo della Wagner Evgeny Prigozhin, che sta conducendo una sua personale battaglia per il potere con Vladimir Putin e che manda a morire una media di cinque suoi uomini per ogni caduto ucraino. Ieri sera il gruppo russo Wagner ha affermato in una nota di aver trovato il corpo senza vita di uno dei due volontari britannici dichiarati dispersi a Soledar. Lo riferisce la Tass, aggiungendo che sul cadavere sono stati trovati i passaporti di entrambi gli uomini dispersi, Andrew Bagshaw e Christopher Parry. Prigozhin ripete che a Soledar stanno combattendo solo i suoi. Intende così sminuire il ruolo delle forze regolari di Mosca, la cui guida in Ucraina continua a passare da un generale all'altro senza che una vittoria interrompa la sequenza di fallimenti sul campo: ieri l'ennesimo annuncio, quello dall'affidamento diretto al (riabilitato) capo di stato maggiore Valery Gerasimov della guida di tutte le operazioni in Ucraina, mentre il generale Surovikin l'uomo detto Armageddon della strategia terroristica «buio e gelo» basata sulla distruzione delle centrali energetiche ucraine - scalerà di fatto a suo vice. Così, mentre Putin ammette indirettamente la necessità di maggiore efficienza e il suo portavoce Dmitry Peshkov invita a non affrettarsi a parlare di presa di Soledar, Prigozhin diffonde foto dei suoi uomini già all'interno del dedalo di gallerie delle miniere di sale che corrono sotto la cittadina e annuncia la conquista del suo trofeo.

Il capo di Wagner, insomma, conferma i sospetti di quanti lo vedono impegnato in una sorda lotta di potere che potrebbe avere come obiettivo lo stesso Cremlino. Con un Putin indebolito dalla malattia, costretto a promettere «programmi di vasta scala in campo socioeconomico» e in difficoltà anche presso l'alleato cinese per gli insuccessi militari e politici della sua folle campagna ucraina, la prospettiva di un suo disarcionamento da parte di un duro più duro di lui non è più realistica. Nulla di imminente, ed è certo che il dittatore considera Prigozhin un velleitario e dispone di strumenti per disfarsi dei suoi concorrenti: ma a Mosca si intravedono insolite crepe nell'edificio monolitico del potere putiniano. Come definire altrimenti la proposta di un deputato, Oleg Morozov, di privare della cittadinanza i russi che hanno lasciato il Paese per evitare l'arruolamento in Ucraina e di impedir loro il rimpatrio per vent'anni? Proposta cui ha replicato con un serioso invito a rispettare la Costituzione l'alto esponente del Senato Andrei Klishas.

Il tutto mentre al principale oppositore politico di Putin, Aleksei Navalny, rinchiuso in cella di rigore in base a un processo farsa, vengono negati i diritti più elementari come le cure mediche. La lotta politica in Russia non si combatte certo sui diritti: su una cosa Putin, Prigozhin e altri falchi come Nikolai Patrushev sono certamente d'accordo, da quel carcere Navalny non dovrà uscire vivo.

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