"Non esistono trattative in cui vai a scartamento ridotto, solo i pessimisti non fanno fortuna. Noi ovviamente chiederemo tutte le 23 competenze". Questo l'annuncio di Luca Zaia l'indomani del suo trionfo al referendum sull'autonomia in Veneto che ha registrato oltre il 57% di affluenza e il 98.1% di "sì" al regionalismo differenziato. Statuto speciale per il Veneto, insomma. È questa la richiesta del governatore leghista. Ma, oltre alla doccia fredda di Roma, c'è un altro governatore, sempre leghista, che lo stoppa. È Roberto Maroni che, in una intervista a Repubblica, si è detto "spiazzato" dall'iniziativa del collega e ha sottolineato che questo crea "un problema" nella Lega e nella trattativa con il governo.
Il progetto di Zaia
I numeri dei referendum sulle autonomie di ieri parlano chiaro. In Lombardia l'affluenza ha superato il 40%, mentre in Veneto ha sfiorato il 60%. Ora il governo Gentiloni è obbligato ad aprire il confronto: non può rimanere sordo dinnanzi a questo voto. Ma rischia di iniziare tutta in salita la trattativa del Nord per avere più soldi e più poteri. Ieri mattina, infatti, Zaia ha illustrato le delibere di giunta, svoltasi in seduta straordinaria post referendum. Tre progetti con cui si avvia la trattativa col governo e si crea la consulta del Veneto per l'autonomia. E poi ancora un'altra delibera per un percorso che porta a fare in modo che anche il Veneto sia riconosciuta Regione a Statuto Speciale, presentando una proposta di legge costituzionale.
"La politica esce da questa trattativa dalle 23 di ieri, non c'è più una istanza della politica - ha detto - ma di un popolo che vota in maniera variegata ma che al 98% dice che vuole un Veneto autonomo. Sarà poi Roma a dire che 2,4 milioni di persone che vanno a votare sotto la pioggia non meritano 23 competenze - aggiunge - con questo voto prendono corpo i dettami dei padri costituenti che si immaginavano un'Italia del tutto federalista". Se da una parte Zaia cita Einaudi e Don Sturzo, dall'altra guarda al Trentino Alto Adige, per trattenere i nove decimi delle tasse sul territorio. Obiettivo cui arrivare con un disegno di legge che chiede una modifica del primo comma dell'articolo 116 della Costituzione aggiungendo dopo le parole "la Valle d'Aosta/Vallee d'Aoste" la frase "e il Veneto".
La frenata di Maroni
"Luca Zaia mi ha un po' spiazzato", replica Maroni nell'intervista a Repubblica. "È indubbio che ora c'è un problema all'interno della Lega. E un altro con il governo". Il governatore lumbard ha assicurato che Zaia lo aveva tenuto all'oscuro. "Questa mossa non era concordata - dice - leggerò la sua proposta di legge e capirò se sarà possibile un percorso comune". Sui motivi dietro alla mossa del governatore del Veneto, Maroni non si sbilancia ("Francamente non lo so, se per vicende interne alla Lega o per mostrare i muscoli"), ma ammette che, a questo punto, è "difficile fare una battaglia insieme". "Non ci faranno sedere allo stesso tavolo - continua - un conto è andare a trattare in due, un altro andarci da soli. E poi anche per un motivo strettamente tecnico".
Nell'intervista a Repubblica Maroni spiegato che al governo chiederà che alla Lombardia venga riconosciuto lo status di regione "speciale".
Questo non va assolutamente confuso con lo "statuto speciale". L'obiettivo del presidente della Lombardia è "ottenere più soldi con i meccanismi del residuo fiscale, il tutto nel quadro dell'unità nazionale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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