Zelensky a Izyum: "Qui come a Bucha. La Crimea è nostra. E vinceremo noi"

Il presidente nella città liberata: "Ancora torture ma avanziamo". Kiev: dopo la controffensiva Mosca ha chiesto di negoziare. Telefonata tra Guterres e Putin: "Chance di intesa minime"

Zelensky a Izyum: "Qui come a Bucha. La Crimea è nostra. E vinceremo noi"

Ancora torture e orrore che la guerra in Ucraina si lascia dietro. Dopo Bucha, Izyum, città strategica nordorientale, di recente riconquistata dalle truppe di Kiev dove si è recato a sorpresa il presidente Zelensky. Le forze ucraine hanno scoperto «come a Bucha torture e distruzione di scuole e asili. I terroristi russi fanno sempre le stesse cose, nulla di nuovo». «La vista qui è davvero scioccante, ma non per me, perché abbiamo iniziato a vedere queste cose da Bucha, dai primi territori liberati» dai russi, ha detto il leader ucraino. «Purtroppo oggi questo fa parte della nostra storia». Zelensky ha ringraziato i Paesi stranieri parlando delle indagini sugli abusi dei diritti umani da parte russa. «Arriveranno i verdetti, ci sarà un tribunale. Non ho dubbi».

E il presidente si è detto convinto che tutte le zone occupate dalle forze russe torneranno sotto il controllo di Kiev. «Ci muoviamo in una sola direzione: avanti e fino alla vittoria» ha aggiunto salutando i soldati ucraini. «Prima, guardando in alto, cercavamo sempre il cielo azzurro, il sole. Adesso, soprattutto nei territori occupati, cerchiamo solo una cosa, la bandiera del nostro Paese», ha detto in presenza dei militari «eroi». Il riferimento è anche alla Crimea. Zelensky ha espresso fiducia nel ritorno della Crimea e degli altri territori occupati all'Ucraina. «Dobbiamo inviare un messaggio alle persone nei territori occupati, in Crimea. È la nostra gente e l'occupazione, più di otto anni fa, è una tragedia».

Tra Russia e Ucraina «le chance di un accordo di pace sono minime», ha dichiarato il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, informando i giornalisti di aver avuto ieri un colloquio telefonico con il presidente russo. Al centro della telefonata, ha aggiunto, ci sono stati diversi temi, tra cui la situazione intorno alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia e l'accordo sull'export di grano. Non c'è spazio per le «illusioni», ha aggiunto. E a complicare il quadro ci sono le dichiarazioni di Mosca che ieri, tramite l'ambasciatore russo negli Usa, Anatoly Antonov, ha ribadito l'avvertimento: «Se Kiev ottenesse» i missili a lungo raggio richiesti agli Stati Uniti, «grandi città russe, oltre che infrastrutture industriali e dei trasporti, ricadrebbero nell'area di possibile distruzione. Uno scenario che significherebbe un diretto coinvolgimento degli Usa in un confronto militare con la Russia».

Su Telegram Ivan Fedorov, il sindaco che guidava la seconda città più grande della regione meridionale di Zaporizhzhia prima dell'occupazione russa, ha scritto un messaggio per avvisare che «le truppe russe si sono ritirate da Melitopol e si stanno dirigendo verso la Crimea».

In un'intervista a France 24, il vice premier ucraino Olga Stefanishyna ha affermato che funzionari russi hanno contattato negli ultimi giorni Kiev per negoziare: una mossa che secondo la numero due di Kiev è legata alla recente controffensiva ucraina, che ora Mosca vorrebbe fermare. Stefanishyna ha ammesso che il suo Paese si sta «preparando allo scenario peggiore» in termini di rappresaglia, ma che finora l'Ucraina «non è stata colta di sorpresa». Intanto ieri l'esercito russo ha lanciato un attacco su Kryvyi Rih, nella regione meridionale di Dnipropetrovsk, facendo scattare l'allarme aereo in tutta l'Ucraina.

«L'esercito russo non ha la forza e i mezzi per attaccare con successo Mykolaiv», ha detto il governatore Vitaliy Kim, dopo i pesanti raid della scorsa notte sulla regione che hanno

provocato almeno due vittime. «Questi» eventuali attacchi «non possono avere successo, ma i rischi ci sono». Al momento non è necessaria l'evacuazione dei residenti, sebbene le autorità siano pronte per un tale sviluppo.

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