È cominciato il conto alla rovescia verso il 29 settembre, quando ci sarà l'udienza al tribunale di Tel Aviv per decidere l'affidamento di Eitan. Da oggi a quella data (che però, probabilmente, si rivelerà solo interlocutoria) mancano 12 giorni.
L'«ora X» per l'ipotetico rientro in Italia dell'«orfano del Mottarone» è ancora lontana; vicinissima, invece, resta la faida tra i due «rami familiari» - quello «italiano» di parte paterna, e quello «israeliano» di parte materna - dell'unico sopravvissuto il 23 maggio scorso alla strage della funivia (morirono 14 persone: tra esse i genitori, il fratellino e i bisnonni di Eitan). Una tragedia cui ha fatto seguito, sabato scorso, il rapimento del piccolo da parte del nonno paterno, Shmuel Peleg, che ha prelevato il piccolo dalla casa nel Pavese dove, da dopo l'incidente, viveva con la zia tutrice legale. Un blitz per trasferirlo (al termine di un viaggio dai contorni misteriosi) nel suo elegante appartamento non lontano da Tel Aviv. E proprio in questa casa nonno Shmuel, 58 anni, ex militare dell'esercito con la Stella di David, sta scontando da tre giorni gli arresti domiciliari disposti dall'autorità israeliana a seguito del «sequestro di minore» che lo ha messo nei guai. Tra 48 ore, però, l'uomo potrebbe tornare libero dietro il pagamento di una cauzione. Imbarazzante la situazione che potrebbe venirsi a creare la settimana prossima nel sobborgo di Petha Tikva: da una parte Shmuel Peleg sotto il cui tetto continua a vivere anche il conteso Eitan; dall'altra gli zii materni cui il bimbo è stato sottratto e che ieri hanno annunciato di «aver in mano già il biglietto aereo per Tel Aviv per andarsi a riprendere il nipote». Entrambe le componenti ebraiche delle famiglia (pur con diversi approcci alla medesima dottrina religiosa) si sono costituite parte civile considerandosi «parte lesa» nel contenzioso sull'affidamento; ma - dopo lo sconsiderato blitz realizzato da Shmuel - le chances dei Peleg di ottenere la custodia del nipote si sono ridotte a zero. I Biran sembrano invece decisamente più «favoriti» (si parla ormai di questo dramma umano come se si trattasse di una gara sportiva ndr), anche in forza del profilo rispettoso di leggi e provvedimenti che li ha finora caratterizzati. La Convenzione dell'Aia prevede che «il minore venga sentito e si debba tenere conto della sua opinione, se è abbastanza grande». Eitan rientra o no in questa tipologia? Intanto anche il «gradimento» della comunità ebraica (tanto quella italiana quanto quella israeliana) nei confronti dei Peleg sembra essersi dissolta, soprattutto alla luce di sospetti e illazioni sugli interessi economici legati all'intera operazione.
Eitan, infatti, sarà in futuro beneficiario di un ricco patrimonio frutto di più voci: il risarcimento per il danno subito nella sciagura del Mottarone, la ricca eredità dei suoi bisnonni e i soldi delle donazioni. Ovviamente tutti dicono di essere totalmente «disinteressati ai beni di Eitan», dichiarandosi «interessati solo al suo bene». Ma tra «bene» e «beni», spesso, capita di fare confusione.
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