Roma - Il caso Fiat continua ad agitare non solo il centrosinistra ma anche il mondo sindacale. Fim, Uilm, Ugl metalmeccanici, Fismic, l’Associazione dei quadri Fiat e il Lingotto hanno firmato il nuovo contratto di lavoro per i 4.600 dipendenti dello stabilimento di Pomigliano, che a partire da gennaio 2011 saranno riassunti dalla Newco, sulla base dell’accordo di giugno che sblocca investimenti per 700 milioni per la produzione della nuova Panda. Intanto, il Comitato centrale della Fiom ha indetto uno sciopero di otto ore per il 28 gennaio. La protesta è da parte di tutta la categoria contro l’accordo di Mirafiori: "Scioperiamo contro l'attacco ai nostri diritti e alla democrazia".
La firma del nuovo contratto "Lo stabilimento di Pomigliano ha un nuovo contratto". Così Rocco Palombella (Uilm) plaude all’accordo firmato da pochi minuti tra il management del gruppo automobilistico torinese ed i sindacati metalmeccanici (esclusa la Fiom) nella sede romana di Fiat in piazza di Monte Savello. L’intesa di oggi sblocca definitivamente i 700 milioni di euro di investimento e garantisce occupazione per circa 4.700 addetti diretti e per altri 5.300 dell’indotto collegato al sito produttivo. Dalla prossima settimana l’azienda darà il via alle assunzioni. Un grande risultato che dimostra la concretezza dell’agire sindacale contro ogni forma di speculazione propagandistica. Il contratto non pregiudica i percorsi ipotizzati per arrivare ad una disciplina specifica del settore auto all’interno del contratto nazionale di lavoro, ma li favorisce.
Cosa cambia con il nuovo contratto L'intesa valorizza alcuni punti indicativi. Per prima cosa, vengono costruiti cinque gruppi professionali che vanno dall’alto verso il basso (in modo contrario rispetto al Ccnl) e vengono create delle fasce intermedie nelle categorie operaie, proprio nei primi due gruppi professionali (la quinta e la quarta). In secondo luogo, la vecchia "erp" diventerà la prima fascia della nuova quarta categoria. E', infatti, in quest’ultimo livello che sarà concentrato il maggior incremento sui minimi retributivi corrispondente a circa 100 euro in più rispetto al contratto firmato nel 2009. Il nuovo sistema dei minimi tabellari avrà ricadute positive sia sugli scatti di anzianità, che ripartono da capo, e anche sulle maggiorazioni di turno e di straordinario".
I sindacati: "Modello base per Mirafiori" I sindacati firmatari del nuovo contratto di lavoro per lo stabilimento di Pomigliano esprimono soddisfazione per la sigla, a conclusione dell’incontro con la Fiat presso la sede romana del Lingotto. Soprattutto Fim e Uilm mettono in evidenza come l’intesa raggiunta oggi possa essere utilizzato come modello per gli altri stabilimenti della casa torinese e principalmente per il sito di Mirafiori. Per il segretario nazionale della Fim, Bruno Vitali, "si tratta di un accordo che vale per Pomigliano, dovremmo fare una cosa analoga per Mirafiori, abbiamo più tempo, ma si ricalcherà questo tipo di schema". Sulla stessa linea il segretario nazionale della Uilm, Eros Panicali, che afferma: "E' un passo importante per tutto il progetto Fabbrica Italia, che traccia le linee per tutti gli altri stabilimenti".
Il pugno duro della Fiom "E' un atto anti-sindacale - ha spiegato l segretario generale della Fiom, Maurizio Landini - anti-democratico e autoritario che non ha precedenti: c’è bisogno di reagire e questo riguarda tutti i lavoratori metalmeccanici". "Non si può - ha proseguito Landini mentre è ancora in corso il comitato centrale - far passare l’idea che bisogna cancellare i diritti e lo sciopero deve dimostrare che tutti i metalmeccanici non vogliono far passare questa linea". Incontrando i giornalisti, il leader della Fiom non ha omesso un attacco alle altre organizzazioni dei metalmeccanici: "Fim-Cisl e Uilm-Uil stanno cancellando con le loro mani la loro storia e il loro futuro: sarebbe meglio che si fermassero".
Bufera per l'attacco di Cremaschi Infuria la polemica, intanto, sulle dichiarazioni di Giorgio Cremaschi che alza i toni dello scontro. "Sugli accordi di Pomigliano e Mirafiori, Angeletti dice che la Fiom non ha firmato, perchè ha smesso di essere un sindacato per essere un movimento politico in cerca di visibilità? E' solo l’autodifesa di un sindacato totalmente in mano all’azienda. Angeletti e Bonanni sono la vergogna del sindacalismo italiano", ha detto. Parole che per Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl, sono "di inaccettabile istigazione alla violenza nei confronti dei segretari generali di Cisl e Uil che vanno condannate nel modo più netto, al di là di ogni questione di dialettica sindacale".
Sacconi: "Ha vinto il pragmatismo" "Questa firma - commenta il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi - consolida l’investimento promesso, e già avviato, mentre migliora le condizioni retributive e le potenzialità di progressione reddituale e professionale dei lavoratori. Il governo ha fatto la sua parte con la detassazione al 10% di tutta la parte del salario che si può ricondurre alle intese per la maggiore produttività del lavoro". "Tutto ciò - prosegue il ministro - nasce da esigenze pratiche e non da disegni ideologici. Ben venga tuttavia un’utile discontinuità nel sistema di relazioni industriali, soprattutto là ove il vecchio impianto politico-culturale fondato sull’inesorabile conflitto sociale ha prodotto bassi salari e bassa produttività. È ora il tempo di accelerare tutto ciò che, al contrario, può far crescere tanto i redditi da lavoro quanto la competitività delle imprese perchè le relazioni industriali hanno un ruolo primario nell’attrazione di investimenti. Come ha detto Vendola, si tratta di una questione 'dirimente'. Di fronte a queste scelte a nessuno sarà consentito di stare insieme con la Lazio e con la Roma".
Di Pietro: "E' frutto del ricatto" "Gli operai sono stati sottoposti ad un vero e proprio ricatto - commenta il leader Idv, Antonio Di Pietro -- proprio quel voto, infatti, ha indotto alcuni sindacati, tranne la Fiom, a siglare oggi un’intesa che noi dell’Italia dei Valori continuiamo a ritenere sbagliata e ricattatoria". "Vogliamo ribadire - aggiunge Di Pietro - che non lasceremo soli gli operai della Fiat in Italia, a partire da quelli di Termini Imerese ai quali è stata annunciata la chiusura della fabbrica".
"Continueremo a lottare affinché a prevalere siano realmente i diritti dei lavoratori, costituzionalmente riconosciuti, e non i tentativi messi in atto da Marchionne che, evidentemente, vuole smantellarli pezzo dopo pezzo al fine di collocare la Fiat fuori dal nostro Paese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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