Povero lupo: appena tornato già quasi decimato

Ricomparsi dopo un’assenza di mezzo secolo, i lupi dei Castelli Romani rischiano di nuovo l’estinzione a causa del bracconaggio e dei bocconi avvelenati. Privi di prede naturali, gli animali simbolo di Roma sono costretti ad attaccare capre (all’inizio dell'anno due lupi ne hanno uccise 14 ai Pratoni del Vivaro) e pecore, lasciate spesso allo stato brado dai proprietari. Da parte loro, gli allevatori, delusi dai mancati (o insufficienti) rimborsi da parte della Provincia di Roma, hanno ripreso la pratica dei bocconi avvelenati. «Diversi pecorai della zona di Rocca Priora hanno perso anche 50 capi, negli ultimi tre anni, da quando, cioè, i lupi sono tornati sui Castelli Romani», spiega Carmine Alfonsi, comandante della guardia forestale di Rocca di Papa. «Gli allevatori lamentano che la pubblica amministrazione non ripaga agli allevatori gli animali uccisi dai lupi». Gli allevatori, d’altra parte, non possono nemmeno far ricorso a mastini feroci, per difendere le greggi, sia per il rischio di attacchi a persone che si avvicinassero troppo agli ovini, sia perché il lupo è una specie particolarmente protetta sia dalle leggi nazionali che da quelle internazionali, come per esempio la Convenzione di Berna e la legge sulla caccia numero 157 del 1992. «È previsto perfino l’arresto per chi provochi la morte di uno di questi animali», ricorda infatti Carmine Alfonsi.
Nonostante ciò, negli ultimi tempi si sono registrati diversi, preoccupanti episodi di bracconaggio. All’inizio del 2006, come si ricorderà, proprio nella zona dei Pratoni del Vivaro, sono stati ritrovati avvelenati tre giovani lupi, a poca distanza gli uni dagli altri. Il rischio di estinzione è quindi ritornato molto forte, considerato il basso numero di questi animali. «Attualmente, nella zona dei Castelli Romani dovrebbero essere presenti due branchi con dei cuccioli», spiega Carlo Grillo, comandante dei guardaparco del Parco naturale dei Castelli Romani.
Proprio il parco dei Castelli Romani, che però deve ancora approvare il regolamento, ha intanto stretto un accordo con l’università «Roma tre» per monitorare la presenza di lupi nell’area del parco con l’ausilio di sensori fotografici e sonori. E anche la questione del risarcimento per i capi perduti dagli allevatori, il miglior dissuasore per evitare che l’uso dei bocconi avvelenati si moltiplichi, potrebbe essere presto risolta. «La Provincia di Roma, da parte sua, ha di recente approvato una nuova disciplina per il rimborso delle richieste, triplicate nell’arco di un solo anno, per i danni da fauna selvatica, e adesso le cose dovrebbero finalmente migliorare», assicura infatti l’assessore provinciale all’Agricoltura, Sergio Urilli. «Per tutelare i lupi - insiste - abbiamo accelerato anche l’iter delle pratiche, utilizzando internet». Ma i pastori che navigano sul web sono ancora decisamente troppo pochi. E i lupi dei Castelli, nel frattempo, rischiano di sparire.
«Tra i Castelli Romani e i monti Lepini vivono tra i 15 e i 18 esemplari, divisi in due o tre branchi», conclude il naturalista Carmine Esposito, autore di diverse pubblicazioni sul lupo. «Purtroppo, in particolare sui monti Lepini, che non sono una zona protetta, e dove sono lasciati allo stato brado greggi al pascolo, mandrie e branchi di maiali, i lupi si nutrono solo per il tre per cento di cinghiali.

E per il resto attaccano il bestiame domestico, assai più facile da predare». Il che li espone, però, alle ritorsioni degli allevatori che, anche qui, non vengono rimborsati. O ricevono risarcimenti solo in parte e molto in ritardo.

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