Niccolò Ammaniti, lex enfant prodige del pulp italiano e star del pensiero debole nazionale, prevale con 144 voti su 356 nella cinquina dei finalisti dello Strega che ieri sera si sono confrontati per aggiudicarsi i consensi dei quattrocento «Amici della domenica». Sono così chiamati infatti i giurati dello Strega, le cui schede vengono ogni anno aperte in diretta al Ninfeo romano di Villa Giulia.
Il suo libro, Come Dio comanda (Mondadori), grande favorito nelle votazioni preliminari della sessantunesima edizione del premio, conferma la tradizionale vena creativa ammanitiana disegnando una storia torbidamente virile del rapporto tra un padre e un figlio, una «fiaba apocalittica» - così è stata definita - di violenza e desolazione, sullo sfondo di una contemporaneità di valori desertificati, tra furtarelli ed episodi di commovente compagnonnage. Un libro sospeso nellhumour surreale che ha conquistato giurati e pubblico, consacrando definitivamente il talento dellautore.
A dar retta alla tradizione dello Strega, che dietro il confronto tra la qualità produttiva degli autori nasconde una serratissima competizione fra case editrici, il romanzo di Ammaniti era doppiamente predestinato: dalla forza dei numeri e dalla tradizione che fino ad ora non ha mai assegnato il premio per due anni consecutivi ad autori di una medesima scuderia editoriale. Lanno scorso infatti il premio era toccato a Bompiani con Caos calmo di Sandro Veronesi, ieri sera presente in qualità di presidente di seggio. Questanno Bompiani ha presentato Mario Fortunato, il cui I giorni innocenti della guerra, un incrocio poliglotta di storie affogato nellinferno della guerra civile, nellincontro di giugno ha tallonato fino allultimo Ammaniti con 67 preferenze contro le 72 del primo classificato.
A contendersi i favori della giuria ci sono stati anche Il profumo della neve (Newton Compton) di Franco Matteucci, già finalista allo Strega nel 2003, Le stagioni dellacqua (Longanesi) di Laura Bosio e Mal di pietre (Nottetempo) di Milena Agus. Questultima è finalista anche al Campiello.
La partita di Valle Giulia si è giocata di fronte a una platea di ospiti letterariamente trasversale. Al premio che fu di Guido Piovene e Carlo Sgorlon, Mario Soldati ed Ennio Flaiano, erano presenti infatti, accanto agli animatori della fondazione Bellonci e ai vertici dellIstituto italiano per il libro, Dacia Maraini e Antonio Scurati, Sergio Zavoli e Valentino Zeichen, sino a Melissa P., incarnazione di una letteratura dai confini liquidi.
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