Presi i ladri dei bagagli

Puntavano le loro vittime nelle sale d’aspetto dei voli nazionali e intercontinentali. Per passare inosservati si fingevano turisti o indaffarati uomini d’affari. In alcuni casi avvicinavano i malcapitati chiedendo informazioni sugli aerei in arrivo o in partenza. Poi, mentre due o più di loro distraevano la «preda», un complice s’impossessava del bagaglio. Pochi secondi, appena il tempo di voltare l’angolo, aprire la valigia e arraffare denaro e preziosi e la banda si ritrovava alla stazione ferroviaria per spartire il maltolto. L’altro giorno il colpo di troppo, quando la banda di borseggiatori dell’aeroporto di Fiumicino adocchia la ventiquattrore di un signore di mezz’età. L’uomo, colonnello dell’esercito italiano, deve raggiungere la famiglia in vacanza. È al bar, intento a sorseggiare una bibita, quando tre malviventi lo distraggono con una scusa banale. Una messinscena ben collaudata nelle ultime settimane razziando decine di passeggeri. Basta voltarsi un attimo e la valigetta prende il «volo» assieme al quarto uomo, specializzato nella fuga. Il militare se ne accorge, urla come un forsennato tanto da attirare l’attenzione dei poliziotti. L’inseguimento in mezzo ai bagagli e a qualche centinaio di persone in partenza è spettacolare. Qualcuno crede, addirittura, si stia girando un film. Alla fine gli agenti hanno la meglio e lo bloccano all’interno del terminal. La polaria, del resto, da tempo era in stato di allerta dopo la valanga di denunce presentate da altrettanti derubati, tanto da disporre servizi mirati per acciuffare i banditi. La borsa, che oltre a effetti personali conteneva importanti documenti, è stata immediatamente riconsegnata al legittimo proprietario. I quattro, invece, arrestati in flagranza di reato. Si tratta di una coppia di algerini, di un egiziano e di un cittadino francese di età compresa tra i 26 e i 38 anni. A ricostruire le loro azioni ci pensano le registrazioni delle telecamere piazzate ovunque tra il molo C e le partenze nazionali. E così la polizia del Leonardo da Vinci scopre che la banda era formata da sei elementi a dir poco affiatati fra loro. Un’insolita gang internazionale composta, oltre che dai nord africani e dal francese, da un italiano e da un romeno, questi ultimi denunciati per concorso in furto pluriaggravato continuato e ricettazione. Addosso ai primi quattro è stato trovato denaro in varia valuta, portafogli e diversa refurtiva.

Tra questa un orologio della gioielleria Tiffany di New York del valore di 12mila euro, rubato quattro giorni prima a un imprenditore palermitano e che i sei, probabilmente, stavano cercando di piazzare a qualche ricettatore. I ladri sono finiti nel carcere di Borgata Aurelia, a Civitavecchia.

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