Provincetown, America in bilico: Padri pellegrini e sosia di Platinette

La bellissima cittadina portuale del Massachusetts è una delle capitali mondiali della comunità gay. Un mix di denaro, stile e anche tanta trasgressione

Provincetown, America 
in bilico: Padri pellegrini 
e sosia di Platinette

aLa prima volta che a un umano – maschio o femmina conta poco, purchè fornito/a della rispettiva e completa dotazione di ormoni a norma - capita di mettere piede a Provincetown, pittoresca cittadina del Massachusetts, proprio in cima a quella sottile virgola di sabbia battezzata Cape Cod, le loro prime sensazioni saranno senz’altro due. Puntualmente le stesse, tradotte in una domanda e in una conseguente affermazione. Anche quelle, più o meno, le medesime. Ovvero, nell’ordine, prima l’interrogativo «ma dove sono capitato/a?»; seguito subito dopo da una promessa fatta a se stesso/a: «Appena posso qui mi compro una casa». Con il possibile corollario: «E di qui non mi schioda più nessuno».

La Capitale gay. Il punto di domanda scaturisce dal fatto che anche al più superficiale degli osservatori, perfino al più distratto dei bipedi, una cosa non può certamente sfuggire. Ed è che su dieci coppie a passeggio, abbracciate o mano nella mano al ritmo indolentemente lento di qui, tra i locali e i negozi di Commercial Street, al massimo una sola di quelle coppie risulta mista. Nel senso di composta da un uomo e da una donna. Benvenuti infatti a Provincetown, una delle più belle e raffinate “capitali” – del resto loro se le scelgono tutte molto belle e raffinate! – della comunità gay internazionale. E che si tratti di gay maschi oppure femmine, ovviamente ben poco conta.

Bellezza naturale. L’affermazione - «Appena posso qui mi compro una casa» - dipende invece dal fatto che perfino ai normodotati (nel senso degli ormoni, s’intende) e ai più coriacei convinti delle canoniche tradizioni sessuali, la cittadina del Massachusetts si offre senza veli e inibizioni in una tale e struggente bellezza naturale e architettonica da annullare tutto il resto. Eccessi compresi, come certi stivaloni di vernice rossa con i tacchi alti e i boa color fucsia gettati con negligenza sulle spalle. Anzi, qui la bellezza naturale è tanta e così preponderante da essere addirittura capace di normalizzare quel “tutto il resto” che a noi ortodossi, in qualsiasi altro posto, potrebbe risultare stonato.

Quando la Storia si diverte. Avvistata e calpestata per la prima volta da mascolinissimi navigatori vikinghi, quindi toccata come primo approdo dai morigeratissimi e ultra bacchettoni Padri Pellegrini in cerca del Nuovo Mondo, infine popolata da laboriosissimi pescatori portoghesi giunti fin qui inseguendo i banchi di sardine, la sottile lingua di sabbia su cui sorge Provincetown è oggi il teatro quotidiano di ben altro. Perché - guarda un po’ tu come si diverte il destino! – è diventata l’esatto opposto del suo passato, un bizzarro sberleffo ai propri avi, a dimostrazione la Storia, quando ci si mette, sa essere davvero buffa. Perché Provincetown – o meglio P-Town, come la chiamano più familiarmente i pochi locali di nascita e quelli ben più numerosi di adozione - non è né macha come i vikinghi, né morigerata come i padri fondatori, né tantomeno dedita al lavoro come gli sterminatori di sardine venuti dall’Algarve.

Stile e denaro. E’ invece una cittadina immorale, dissacrante e indolente. Tutti aggettivi ai quali, però, va sempre premesso un avverbio: «deliziosamente». Riferito sia all’alto livello culturale e perdipiù economico di questa bizzarra comunità (difficile trovare una camera d’albergo per meno di 250 dollari a notte) sia al diffuso e indiscutibile stile che la contraddistingue, confermato all’ora dell’aperitivo dai blazer blu e dalle camicie immacolate (quasi una divisa d’obbligo), nonché dal livello delle bottiglie di vino stappate da coppie “omo” di ogni età nei giardinetti dei tanti elegantissimi logis in stile coloniale.

Mix sacro e profano. Ma è soprattutto al tramonto, quando la baia e la spiaggia che la disegna assumono colori difficili da raccontare e nell’aria comincia a sprigionarsi il profumo dei lobster e dei granchi grigliati in cocktail di spezie, che l’irripetibile stile di Provincetown inizia a dare spettacolo. Il vero spettacolo. Stile che mette insieme il raffinato genere Ralph Lauren e quello da filibusta, tra il club londinese e il pub, tra il Rotary e una confraternita di peccatori.

Sì, P-Town è un mix tra sacro e profano. Dove il sacro ce lo mette ovviemente Madre Natura, con i suoi generosi doni; mentre il profano se lo portano fin qui, da casa, gli uomini. O le donne, tanto a Provincetown ben poco conta.  

 

 

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