La provocazione del tassista "Restituisco gratis la licenza se l'Inps mi paga i contributi"

Luca Schieppati, tassista di Milano, critica la liberalizzazione e lancia una proposta. Raccontateci la vostra protesta. Le mail dei lettori: leggi

La provocazione del tassista "Restituisco gratis la licenza se l'Inps mi paga i contributi"

I tassisti di tutta Italia sono impegnati in un duro braccio di ferro con il governo, per cercare di scongiurare l'entrare in vigore di una "liberalizzazione" che, a detta loro, li rovinerebbe. Sotto vari punti di vista. Ne abbiamo parlato con un tassista di Milano, Luca Schieppati. Ci ha snocciolato dei dati utili a fare chiarezza su molti luoghi comuni che circolano sulla sua categoria. Ma non si è limitato a questo. Ha fatto anche un'interessante proposta-provocazione. Una sorta di "baratto" tra la licenza, da restituire gratis al Comune, e i contributi per la pensione...

Qualcuno dice che la protesta dei tassisti può essere vista come una difesa del proprio "orticello". E' davvero così?
No, non è affatto così. E' da un lato, la difesa del proprio lavoro da provvedimenti che porterebbero ad uno scadimento della qualità del servizio unita ad un aumento dei costi per l'utenza, come è avvenuto ovunque si sia liberalizzato. Oltre a questo, potrebbe anche avvenire che il settore divenga appannaggio di un oligopolio, con le conseguenze immaginabili sulla possibilità di fare operazione di cartello, non certo sconosciute a questo Paese.

E ai vostri clienti non pensate?
Mi sento di dire che la nostra lotta è anche a difesa dell'utenza, anche se gran parte di essa non ne è consapevole.

Perché?
Per una difficoltà di comunicazione tra tassisti e resto della popolazione, dovuta, in parte, a responsabilità della nostra stessa categoria, ed in parte al fatto che una larga fetta degli organi di stampa non è affatto imparziale. Abbiamo provato a far sentire le nostre ragioni distribuendo ai clienti un volantino scritto dal Cda del Radiotaxi 8585 (leggi il volantino).

Siete contrari all'aumento delle licenze per i modi proposti o più in generale volete rimanere pochi?
Sono assolutamente contrario ad un aumento delle licenze nei modi proposti dall'Antitrust: è una presa in giro. Dover vendere tutti assieme, un qualunque titolo, porta il valore a zero. Inoltre, cinquemila licenze in più a Milano, dove la domanda è di fatto soddisfatta, con qualità del servizio al top in Europa (lo dice un recentissimo studio degli Automobile Club Europei), anche in caso di non vendita portano solo a un dimezzamento secco degli incassi. Ovvero, non poter sostenere i costi, con conseguente obbligo per tutti di vendere a "qualcuno" che compri tutto per un boccon di pane. Il fantasma del monopolio/oligopolio, non è un "mostro dagli occhi verdi" che vediamo noi tassisti...

E' giusto che un tassista paghi svariate decine di migliaia di euro per acquistare una licenza?
No. Però è accaduto che lo Stato ha pensato bene di non dare alcuna garanzia previdenziale ai tassisti, ritenendo utile di garantirne la quiescenza tramite la vendita della licenza. Ovvero a costo zero per erario ed Inps. Provocatoriamente, rispondo: se l'Inps mi riconosce i soldi che ho pagato la licenza (il costo è monitorato costantemente dall'Agenzia delle Entrate) come contributi versati con decorrenza dal mio inizio servizio, ai fini della maturazione della pensione con sistema contributivo, più, se possibile, indennità di malattia almeno per quelle professionali, io quando andrò in pensione sono più che disposto a rendere gratis la mia licenza 645 al Comune di Milano, che l'ha emessa.

E' giusto bloccare un servizio, che di fatto è pubblico, per protestare contro una riforma annunciata dal governo?
E' giusto che i taxi siano "servizio pubblico" solo quando scioperano e servizio "di pubblica utilità" tutte le altre volte? E' giusto protestare contro una condanna per decreto ad una morte economica e sociale? Il settore taxi, secondo gli economisti liberisti, non va liberalizzato, perché troppe sono le asimmetrie (informative e non solo) tra domanda ed offerta. Secondo l'UE, idem (si vedano i principi enunciati nella Direttiva Bolkenstein, ad esempio, recepiti da questo stesso Governo e dal precedente negli ultimi due DL/DDL di manovra economica).

Non le sembra che in molti paesi all'estero, non in tutti ma in molti, i taxi che girano per le città siano molti di più che in Italia?
Questo è uno dei luoghi comuni più diffusi, assieme a quello sul fatto che l'Italia sarebbe un Paese in cui i taxi sono cari. Vuole qualche esempio? Milano, 1.336.879 abitanti, 4885 taxi = 273 abitanti ogni taxi. Londra ha 7.512.400 abitanti e 21.681 taxi. Fa 346 abitanti per taxi. Pare, ma non ne sono sicuro che recentissimamente siano arrivati a 25.000. Ebbene, anche così fa 300 abitanti ogni taxi. Berlino ha 3.406.780 abitanti e 6.587 taxi. Fa 517abitanti per taxi. Parigi ha 6.164.238 abitanti e 15.500 taxi. Fa 397 abitanti per taxi. Madrid (area unificada del taxi de Madrid, ossia l'area omogenea di lavoro di Madrid; le aree non omogenee della Regione di Madrid hanno i loro taxi vincolati ai loro Comuni, per evitare che vadano a lavorare nell'Area Unificata, lasciando sguarnite le loro aree) ha 6.501.717 abitanti e 15.704 taxi. Fa 414 abitanti per taxi. Bruxelles (area taxi) 1.067.162 abitanti e 1.248 taxi (855 per taxi), Stoccolma (area taxi) 1.949.516 abitanti e 5.300 taxi (367 ab per taxi). Quanto ai prezzi dei taxi nel mondo, basta leggere il rapporto triennale dell'UBS sul costo di vita, beni e servizi nel mondo. Troverà che i Paesi più cari sono i più liberalizzati e che meno dell'Italia, tra i Paesi Occidentali, costano solo Grecia e Portogallo...

Mi può dire la cosa più bella - e quella più brutta - del mestiere che fa?
La cosa più bella del mio mestiere è la ragione che me l'ha fatto scegliere: il fatto che possa scegliere il giorno di riposo, quindi fermarmi se mia moglie o uno dei miei figli non

sta bene. Questo, secondo me, non ha prezzo. La cosa più brutta... Beh, che nonostante si lavori 60 ore a settimana per portare a casa uno stipendio normalissimo, non si esiti a dipingerci come una casta di ricconi viziati.

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