Modena«Maserati 100, a century of pure italian luxury sports cars» è l'evento che inaugura le celebrazioni del secolo di vita della casa del Tridente, una mostra di 21 capolavori a quattro ruote raccolti sotto la volta del Mef, Museo Enzo Ferrari di Modena, una struttura che sorge accanto alla casa natale del Drake e non lontano dalla fabbrica Maserati di via Ciro Menotti. Gli anniversari servono a salvaguardare i valori del passato e a farne una solida base per costruire il futuro e «Maserati 100» non poteva arrivare in un momento più felice per la casa fondata da Alfieri Maserati e dai suoi fratelli, nel dicembre del 1914, in una stradina del centro storico di Bologna, a pochi passi dal Nettuno del Giambologna che impugna, maestosamente, quel tridente che divenne il simbolo della marca che oggi è la nuova locomotiva del settore premium, lanciata verso l'obiettivo di 75mila supercar l'anno nel 2018. Nessun analista, anche se visionario, avrebbe potuto prevedere una simile crescita, perché i periodi bui, nella storia della Maserati, non sono mancati, alcuni talmente scuri da far pensare, una ventina di anni fa, alla sua scomparsa.
Lo ha ricordato, all'inaugurazione della mostra, Luca di Montezemolo, presidente della Ferrari, il padrone di casa anche del Mef, intervenuto dopo Harald Wester, ceo del Tridente e manager che, in quanto capo anche di Alfa Romeo, ha un ruolo chiave nella grande sfida che Fca ha lanciato ai blasoni tedeschi premium. Dopo le glorie sportive precedenti alla Seconda guerra mondiale, culminate in una formidabile doppietta a Indianapolis nel '39 e nel '40, e proseguite, dopo il trasferimento della Maserati a Modena, con i mondiali di Juan Manuel Fangio nel '54 e nel '57 (insieme alle tante vittorie di sir Stirling Moss presente all'inaugurazione della mostra del Mef), arrivarono anche le vetture stradali, sportive pure firmate dai più grandi designer, capolavori scelti da imperatori, come lo scià di Persia, e star del cinema come Marcello Mastroianni. Poi sul mondo dell'auto si abbatterono le crisi petrolifere e il conseguente crollo della domanda delle auto sportive - eventi infausti dai quali la Ferrari si salvò entrando a far parte del gruppo Fiat - e il tentativo di Alejandro De Tomaso, subentrato alla famiglia Orsi che aveva rilevato l'azienda dai fratelli Maserati, di trasformarla, senza successo, in un costruttore di grandi numeri con la Biturbo.
La salvezza arrivò con la Fiat e, soprattutto, con l'uomo che Torino incaricò di resuscitare la 'asa del Tridente: l'ingegner Eugenio Alzati, il manager (scomparso pochi mesi fa) che mise al centro di tutto il cliente e riuscì a ridare fiducia a operai e tecnici che lavoravano in una struttura dall'aspetto sempre più desolato. Con l'appoggio della storica rivale Ferrari, quasi una nemesi al contrario sulla quale il grande Enzo, scomparso nel 1988, non potè pronunciarsi, la cura funzionò e i segnali della guarigione arrivarono con la Gran Coupé, nel 2002, e la nuova Quattroporte l'anno dopo. A chiudere, cronologicamente, la raccolta delle auto esposte al Mef ci sono anche le nuovissime Quattroporte e Ghibli, l'ammiraglia e la coupé quattro porte che stanno conquistando migliaia di clienti al mese grazie anche a scelte innovative e coraggiose come la trazione integrale e i propulsori diesel, una scelta, quest'ultima, che sta facendo tornare anche sulle strade di casa nostra meravigliose vetture finora falcidiate dall'assurdo superbollo.
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