Quando l'Italia ingranava la quarta

Così l'automobile divenne uno strumento di propaganda del Regime fascista

Quando l'Italia ingranava la quarta
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La storica Elena Pala (Università degli Studi di Milano) interverrà con la relazione «Turismo a quattro ruote, 1927-1939. Il ruolo del Reale Automobile Club d`Italia» al Convegno internazionale di studi «Il turismo tra guerra e pace. 1900-1939» organizzato dall`Università Federico II di Napoli al Museo Correale di Sorrento ieri e oggi. Anticipiamo una sintesi del suo intervento.

«La strada è il palcoscenico sul quale ci esponiamo all'osservazione e alla critica degli stranieri». Ed è «soprattutto nella strada siamo nel 1927 che dobbiamo evitare di offrire materia di errati giudizi alla troppo frequente incomprensione delle cose di casa nostra da parte degli stranieri». Parola del Reale Automobile Club d'Italia (Raci), regista del mondo a quattroruote nel Belpaese sin dall'inizio del Novecento, integrato ora nel regime fascista.

Mussolini si prodiga per introdurre le vetture nella quotidianità. L'Italia sentenzia il duce «deve diventare, in fatto di impiego dell'automobile, un Paese di avanguardia». Scatta la Battaglia dell'Automobile, «mezzo di trasporto rappresentativo della civiltà moderna».

Il Raci non opera da solo nell'automobilismo turistico. Fa sinergia con gli organi statali centrali e periferici, nonché con il Touring Club Italiano, l'amministrazione ferroviaria e l'Enit.

Molteplici sono le iniziative intraprese dai Raci provinciali. Si pensi all'apertura di uffici turistici sportivi nelle città sedi del club. Dà il là a questa iniziativa il Raci di Brescia nel 1929. Nello stesso anno l'ente nazionale istituisce alla frontiera Uffici di assistenza turistica automobilistica.

Il Raci arricchisce la sua missione mettendo a disposizione dei soci elenchi di alberghi e garage affiliati al sodalizio che «offrono serie garanzie di servizio inappuntabile e, possibilmente, speciali facilitazioni». Istituisce posti di soccorso sanitario nelle strade di più intenso traffico e di maggiore interesse turistico. Dal 1932 costruisce una rete di cassette telefoniche di soccorso in diverse regioni.

L'attivismo del Raci si esplica anche con la carta stampata, promuovendo pubblicazioni editoriali di carattere turistico.

Contribuiscono alla valorizzazione turistica del Belpaese vuoi le gare di velocità su strade aperte al traffico vuoi le gite automobilistiche sociali organizzate dai Raci provinciali. Un esempio su tutti. Nel 1927 il Raci di Brescia organizza la prima edizione della gran fondo di circa 1.600 km Brescia-Roma-Brescia: è la 1000 Miglia.

Nell'edizione del 1933 il Commissario per il Turismo istituisce un contributo per la propaganda della corsa data la sua forte portata comunicativa dal punto di vista turistico. L'Enit e numerosi tour operator stranieri, soprattutto tedeschi e svizzeri, inseriscono la 1000 Miglia tra le mete privilegiate italiane.

La valorizzazione del Belpaese attuata dal Raci è attestata anche dai vertici dell'American Automobil Association (Aaa) in visita in Italia nel 1931. «Superbe» sono definite le strade italiane sia per il fondo sia per il tracciato. «Ottimi» vengono giudicati gli alberghi contraddistinti da «ordine e cortesia».

Se il «turismo automobilistico» è un «viaggiare con gli occhi e la mente aperti al gustare tutte le bellezze che si incontrano lungo la strada», la massima realizzazione, la «sublimazione», di questo viaggiare è l'autocampeggio non ha difficoltà il Raci a sponsorizzare questa nuova forma di turismo: «consente di scegliersi il proprio luogo di riposo e di villeggiatura, in piena libertà». Un primo esperimento nazionale è realizzato dal 5 al 16 agosto 1933 dall'Autocampeggio Club Piemonte con l'appoggio del Raci di Torino.

Dal 18 novembre 1935 entrano in vigore contro l'Italia le sanzioni economiche imposte dalla Società delle Nazioni a seguito dell'aggressione coloniale italiana all'Etiopia. Per far fronte al «tentativo di assedio economico», recita la propaganda fascista, ogni categoria deve fare la sua parte. Gli automobilisti sono invitati a limitare l'uso delle vetture allo stretto indispensabile. Cambia progressivamente l'industria del forestiero. Si va in villeggiatura con le carte annonarie e i buoni-benzina. Si scelgono mete a corto raggio. «Quali siano gli sviluppi futuri del turismo non è dato ancora conoscere» annota preoccupata la stampa di regime. «È certo che essi scaturiranno dalla vittoria.

In questa certezza, l'Italia anche in questo campo, salda sull'àncora, attende il cenno divino per nuovo cammino».

Nessun nuovo cammino per il fascismo seguirà, bensì il nuovo cammino della democrazia repubblicana: solo allora il turismo a quattro ruote diventerà davvero popolare e di massa.

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