Michela Vittoria Brambilla ha depositato il simbolo del Partito della libertà e subito dopo lo ha messo nelle mani del Cavaliere che ne ha totale disponibilità. Come i lettori sanno questo è il fatto. E come i lettori sanno ancora meglio la confusione e la discussione che si è creata intorno a questo fatto è enorme.
Neanche un terremoto. Fibrillano tutti. Prima di tutto, ovviamente, Forza Italia e i suoi dirigenti e militanti. È un partito che sta per celebrare i suoi congressi locali e in molti vedono in questo deposito del marchio il primo passo verso lo scioglimento del partito medesimo. Come è noto non si può chiedere al cappone di essere felice della festa del Natale. A dirla tutta le cose, forse, potevano essere fatte in modo diverso. Informando un po’ di più, coinvolgendo un po’ di più. Insomma: parlandone. Le fibrillazioni non finiscono qui, ci sono quelle degli altri partiti della coalizione che dovrebbero essere i coprotagonisti di questa svolta, ma per ora il coprotagonista è solo il fortunato studio che ha registrato il marchio. Dove vuole andare Berlusconi? Con chi vuole andare? Con quali regole verranno eletti i dirigenti del nuovo partito? Che fine faranno quelli che hanno lavorato in questi lunghi tredici anni nel partito di Forza Italia? È un elenco di domande che è sufficiente per fare fibrillare tutti.
Vorremmo mettere per iscritto quelli che, secondo noi, sono alcuni punti fermi.
Primo. Forza Italia c’è in Parlamento, il Pdl c’è nel marchio (e nella testa del Cavaliere). Non c’è dubbio che ci sia anche un popolo delle libertà: lo si vide il 2 dicembre dell’anno scorso a Roma. Però c’è un fatto, quel popolo delle libertà, ad oggi, vota per partiti diversi. Ci sono poi i circoli della libertà ma anch’essi sono nascenti e, sempre ad oggi non rappresentano ancora un movimento politico e non hanno ancora la forza di un movimento pre politico.
Secondo. Le ipotesi sono due: o Berlusconi pensa che, costituendo questo Partito della libertà (da solo, con An, con Rotondi o con altri) possa prendere tutti i voti anche degli altri necessari a superare il 50 per cento, oppure questo partito prenderà magari più voti di Forza Italia ma non sarà sufficiente per vincere le elezioni. Ergo, i rapporti con gli altri partiti saranno necessari.
Terzo. Non c’è dubbio che Silvio Berlusconi abbia il carisma e dunque la leadership. Le leadership, forse, si possono anche costruire, il carisma no. C’è chi ce l’ha e c’è chi non ce l’ha.
Quarto. C’è il problema delle idee. A questo proposito quello che c’è non basta. Soprattutto se si vuol fare il Partito della libertà. C’è una tradizione liberale più forte della tradizione del centrosinistra che è in crisi e superata in buona parte dalla storia. Ma questo non basta. Ci sono tentativi estemporanei (dannosi come la grandine), ci sono tentativi culturali ma che non producono legislazione, c’è una produzione legislativa che spesso non ha radici culturali. Nel frattempo Forza Italia c’è. C’è una classe dirigente.
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